CIBO DA GIUBILEO
È boom per il cibo della pace
La tavola può essere messaggera di pace e fratellanza. E il Giubileo della Misericordia, che si apre lunedì 8 dicembre, sta moltiplicando in tutta Italia cibo e calici di pace. Pellegrini e visitatori della Capitale potranno degustare, presso quaranta panifici artigianali della Cna Roma, il «Pane dell’accoglienza di Roma» contraddistinto da una croce Tau, simbolo francescano e ultima lettera dell’alfabeto ebraico, su ogni forma. Nello spirito solidale dell’anno giubilare indetto da Papa Francesco potrà essere venduto anche come «pane sospeso», lasciando il conto pagato ai bisognosi, così come avviene a Napoli per il caffè sospeso. A Prato ha debuttato il «Biscotto per Papa Francesco», omaggio della tradizione dolciaria pratese al Santo Padre.
Da oltre trenta vendemmie a Cormons, nel Collio friulano, viene invece prodotto il «vino della pace», spedito poi ogni anno in dono alle personalità internazionali, con un’etichetta speciale affidata ogni anno a grandi artisti. Si tratta di vigneti, in gran parte a conduzione biologica, composti da 600 vitigni provenienti da tutto il mondo per partecipare al progetto che promuove un messaggio di pace e fratellanza. Valori espressi, già a Expo, dal Giappone col progetto Peace Kitchen. Dal 9 maggio al 31 ottobre chef provenienti da tutto il mondo hanno creato ad hoc «ricette di pace» «per sperimentare e scoprire, come sottolineato dai promotori, come il cibo possa avvicinare le persone e creare un nuovo senso di comunità». Tra degustazione di tre tra i migliori sake al mondo, introvabili in Italia e in Europa, «Peace Kitchen» ha dato prova di contaminazione di culture e creazione di nuove comunità che condividono la passione e la cultura del cibo. Nell’universo vegan la manifestazione dedicata al mondo della cucina naturale, organizzata da Vegolosi.it a Milano il 25 ottobre scorso, ha lanciato il «Cibo per la pace» con concorso letterario dedicato al tema della consapevolezza alimentare, mentre la cooperativa agricola Insieme produce i «Lamponi di pace» per favorire il ritorno a casa delle donne di Bratunac dopo la deportazione successiva al massacro di Srebrenica.
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