IL CONTENZIOSO
«È una moschea». Stop ai lavori
Il Comune interviene nei confronti dell’associazione Madni: permessi revocati
Stop alla costruzione della moschea, o presunta tale, in paese. Si parla ormai da mesi, della struttura situata in via Friuli. E dei lavori di ampliamento che, secondo alcuni (e in particolare i membri delle opposizioni) avrebbero portato alla creazione di un vero e proprio edificio di culto, attualmente gestito dall’associazione cittadina Madni. Che fino a oggi risulta a tutti gli effetti un gruppo culturale, che organizza tra le altre cose occasionali momenti di preghiera fra le proprie attività: il fatto che volesse ampliare i propri locali che avrebbero potuto, in teoria, accogliere tutti i musulmani della zona per celebrare ad esempio il Ramadan, ha messo in allarme parecchi cittadini, comprese ovviamente le forze di opposizione in Consiglio comunale, che sul punto hanno dato battaglia non solo nel corso dell’ultima seduta, ma anche nei mesi scorsi.
La presa di posizione da parte dell’amministrazione comunale è arrivata pochi giorni fa: «Si comunica che lo scorso 20 gennaio è stato notificato al presidente dell’associazione Madni l’avvio del procedimento di annullamento del permesso di costruire rilasciato in data 15 gennaio 2016 alla medesima realtà associativa, con sede legale in via Friuli 1. Certi di avere agito nel rispetto delle regole al fine di garantire la legalità dell’azione amministrativa, si ringrazia l’ufficio comunale Lavori pubblici, territorio e ambiente per aver istituito la pratica, nonché gli avvocati incaricati per aver esaminato la stessa ed avere redatto pareri legali in merito».
Il primo cittadino ha poi chiarito: «Sono stati chiesti pareri legali, come è prassi in questi casi, per il rispetto delle leggi e per la tutela della comunità castanese. Io, come rappresentante delle istituzioni, devo far rispettare le regole».
E adesso? La parola fine non è ancora stata scritta, di fatto l’associazione Madni potrebbe presentare le controdeduzioni (entro dieci giorni) prima dell’annullamento del procedimento, previsto per legge entro venti giorni. E presentare ricorso al Tar, chiedendo anche i danni al Comune.
Servizio completo sulla Prealpina di venerdì 27 gennaio
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