IL CASO
Accam, emissioni sospette
Gli ambientalisti denunciano tre sforamenti dei limiti da parte dell’inceneritore. «Ora basta»
Ad allarmare il fronte ambientalista che sorveglia l’inceneritore Accam, è stata la scoperta di un’ispezione straordinaria effettuata da Arpa a cui ha fatto seguito una relazione che evidenzia come «dall’analisi dei dati di questi ultimi mesi, l’apertura del bypass, come presidio a salvaguardia del sistema d’abbattimento delle polveri è avvenuta in maniera frequente con durata di alcuni minuti, quasi ad evidenziarla come una normale modalità di gestione del sistema». Per capirsi meglio, come spiegano imbufaliti i rappresentanti del comitato di Borsano, Medicina Democratica, Rifiuti Zero ed Ecoistituto della Valle del Ticino, «nonostante gli incidenti siano stati coperti dal silenzio del Comune e della direzione di Accam, abbiamo avuto notizia di alcuni superamenti dei limiti semiorari per le polveri. In particolare tre sforamenti nel 2016 e due nel 2017, relativi alla linea 1. Gli ultimi due casi in particolare sono legati alla temperatura dei fumi: il primo per un allentamento del cavo di collegamento del sistema di rilevazione della temperatura in entrata ai filtri e l’altro per un reale incremento di temperatura dovuto a un intasamento del sistema di iniezione del latte di calce nei fumi, utilizzato per ridurre l’emissione dei componenti acidi. In tutti i casi indicati, in modo automatico o manualmente, si è determinata l’apertura del bypass ovvero di un sistema che modifica il percorso: saltando i filtri a manica, i fumi passano nei sistemi di trattamento successivi ma il mancato trattamento nei filtri a manica determina un incremento delle polveri».
Insomma, a sentire gli ambientalisti, «prima ancora del dato relativo alla entità degli effetti, è semmai la frequenza di tali eventi e la mancata individuazione di un modo per evitarli che preoccupa».
Servizio completo sulla Prealpina del 29 aprile
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