VILLE PONTI
Al centro la persona, non il profitto
L’assemblea di Confcooperative Insubria
Formazione, finanza e innovazione per affrontare le sfide del mercato: sono le tre leve dello sviluppo secondo Mauro Frangi, presidente di Confcooperative Insubria, di cui è in corso oggi, 6 dicembre, l’ottava assemblea annuale alle Ville Ponti di Varese sul tema “Transizione digitale e relazioni comunitarie”. L’associazione riunisce anche il Comasco e in tutto conta 388 cooperative, 34.791 soci, 10.673 occupati, per un valore di produzione di oltre 302 milioni di euro. I saluti istituzionali di Mauro Vitiello, presidente della Camera di commercio varesina, Davide Galimberti, sindaco di Varese e Michele di Toro della Provincia, hanno scandito diversi momenti della relazione del presidente. Che ha rivendicato il successo della fusione territoriale varesino-comasca, ormai nove anni fa, «per offrire alle cooperative un’associazione più adeguata ai loro bisogni». Inizia così un percorso che porterà all’assemblea con rinnovo delle cariche, il prossimo 8 marzo a Como, per il successivo quadriennio. Al centro, l’innovazione, «non solo di quella tecnologica e digitale. In una fase di transizione profonda come quella che viviamo le occasioni di sviluppo per le imprese passano per la capacità di saper cogliere le opportunità nuove che si presentano. Chi sta al di fuori dei percorsi evolutivi perde competitività e, alla lunga, esce dal mercato». Questione di tecnologia ma soprattutto di visione. Tante le priorità: «pagare di più e meglio i soci lavoratori, come vogliamo fare con i rinnovi dei contratti collettivi, come rendere servizi di cura migliori e più adeguati ai bisogni delle famiglie richiede maggiore efficienza e qualità imprenditoriale. Senza un salto rilevante nella capacità di innovazione delle nostre imprese rimarranno desideri non realizzati». Viviamo in territori più ricchi di altri, «ma nei quali avvertiamo l’urgenza di modificare la rotta dei modelli di sviluppo. Non usciremo dalle crisi e dalle difficoltà tornando quelli di prima. Non basta la crescita, che pure fatichiamo a garantire e stabilizzare nel tempo. Serve invertire la direzione dei modelli di sviluppo, mettendo al centro le persone e il loro benessere, non i profitti o, peggio, la finanza speculativa che estrae valore dalle comunità. Non vale solo a livello macroeconomico o come indicazione per le politiche pubbliche. Vale per ogni impresa del territorio».
Le parole d’ordine: sviluppo più inclusivo, benessere delle persone e coesione della comunità, adeguando il modello cooperativo. Per promuovere l’economia sociale, occorre interloquire direttamente con le istituzioni: «Offriamo il nostro contributo per riuscire ad essere tutti insieme davvero all’altezza dei bisogni delle persone e delle comunità in questa fase difficilissima - ribadisce il presidente -. Per costruire un welfare più inclusivo e sostenibile, ma anche per lo sviluppo di nuove politiche industriali e di sviluppo e per la creazione di occupazione. Tutti fattori decisivi rispetto all’impostazione data al Piano camerale a medio termine. Troppe volte il rapporto tra il mondo cooperativo e gli enti locali non funziona come dovrebbe». Servono alleanze, «scommettendo sulla sostenibilità, anche finanziaria, di un progetto che possa integrare spazi integrati per la cultura e la socialità». Se viviamo in zone privilegiate, qui non mancano i problemi: occorre rilanciare le aree più fragili, «i luoghi in cui avanza la desertificazione, perché chiude tutto: la banca, l’ufficio postale, i negozi di prossimità. A chi abita quei luoghi resta l’alternativa tra andarsene o vivere male. Il mutualismo è stata la risposta e la proposta vincente. È l’esperienza delle cooperative di comunità». Proficuo il rapporto con Comuni, Province, Prefettura sui migranti. In un mondo altamente tecnologico, «la sfida che abbiamo difronte è quella di riuscire a connettere le tecnologie digitali e i bisogni delle persone», soprattutto di quelle più deboli.
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