LA MOSTRA
Anche Milano è nata in brughiera
Alla stazione del T2 esposti i reperti della Civiltà di Golasecca
Milano? Una costola di Golasecca. Ne sono talmente convinti in Soprintendenza che non soltanto lo hanno fatto scrivere sui pannelli dell’esposizione permanente dedicata agli Insubri, “i primi Celti d’Italia”, ricavata all’interno della stazione ferroviaria del Terminal 2 di Malpensa, ma lo ha ribadito anche il soprintendente Filippo Maria Gambari ieri durante l’inaugurazione ufficiale: «All’origine di Milano c’è la Cultura di Golasecca».
Le radici di Milano sono dunque proprio dove 3mila anni dopo Milano ha deciso di costruire il proprio aeroporto intercontinentale. Una curiosità che non sarebbe mai venuta alla luce se tre anni fa, durante il cantiere per la realizzazione del collegamento ferroviario T1-T2, non fossero state scoperte 81 tombe risalenti all’età del Bronzo finale, definite dagli archeologici talmente preziose sotto il profilo storico da dover riscrivere in parte i libri dedicati a quel periodo. Ai Celti Golasecchiani, che la storia ricorda come Insubres, si deve durante la successiva Età del Ferro anche lo sviluppo di una rete di contatti commerciali tra il Mediterraneo e l’Europa centrale, così come la fondazione di importanti città lombarde, a partire appunto da Milano.
L’esposizione permanente inaugurata ieri pomeriggio è un suggestivo percorso culturale a disposizione di milioni di passeggeri che ogni anno attraversano i corridoi della stazione. Racconta la storia del territorio attraverso la metà circa del corredo ceramico e bronzeo rinvenuto nelle sepolture. Le tombe, scavate nella nuda terra, contenevano il cinerario - un vaso in ceramica con i resti cremati del defunto - con un corredo di armille (braccialetti), fibule (spille) e anelli. Si tratta di oltre 300 reperti inventariati, catalogati e restaurati, grazie anche al contributo di FerrovieNord.
«Il ritrovamento di reperti archeologici può a volte essere considerato un imprevisto che ritarda l’inaugurazione delle opere», ha detto il presidente Andrea Gibelli. «In questo caso non è stato così: non solo sono stati rispettati i tempi, ma il valore storico, costituito dai reperti, che il territorio ha espresso è in mostra a pochi metri da dove è stato ritrovato. Il nostro auspicio è che questo spazio pubblico e di passaggio, che si è aperto alla bellezza, possa creare un effetto sorpresa e trasmettere un’emozione».
L’allestimento - composto da un grande pannello introduttivo, una parete espositiva con le teche, una parete con diorami, la ricostruzione di due tombe, tre ledwall per la rappresentazione di filmati e alcuni slim led che indicano i siti e i musei archeologici della Lombardia - è stata curato invece dalla Regione, ieri rappresentata dal presidente Roberto Maroni («La Lombardia svela subito a chi arriva le sue antiche radici e la sua grande ricchezza culturale») e dall’assessore alla Cristina Cappellini (Cultura). Mentre a fare gli onori di casa c’era il presidente di Sea, Pietro Modiano: «Guardiamo indietro di 3mila anni per guardare al futuro. Per noi la stazione del T2 rappresenta il segno della riscossa di Malpensa, la sfida che lanciammo al declino di questo aeroporto che invece oggi cresce come nemmeno noi ci saremmo aspettati potesse fare».
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