IL CASO
«Ancora dolore». Lo sfogo del figlio di Laura
Delitto Prati: sconcerto per il verdetto della Cassazione
«È una sofferenza che la Corte di Cassazione onestamente avrebbe potuto evitare di infliggerci». È questo lo sfogo di Massimo Poliseno, figlio di Laura Prati, in merito al clamoroso colpo di scena processuale che rimanda in appello l’assassino di sua madre, Giuseppe Pegoraro, l’ex vigile sospeso dal servizio che il 2 luglio del 2013 entrò in municipio armato come Rambo e aprì il fuoco. Martedì pomeriggio, 12 settembre, c’era anche lui al Palazzaccio di Roma per sentire con le proprie orecchie quell’unica parola, ergastolo, che dopo quattro anni di sofferenza nelle aule di tribunale avrebbe potuto rendere giustizia alla famiglia della sindaca cardanese. «Una famiglia - sottolinea Poliseno - che chiedeva serenità e di essere liberata da una vicenda processuale che la opprime come un macigno, ora dovrà attendere ancora per avere giustizia».
Ma cosa è accaduto? I giudici della corte suprema non avevano indicato nel dispositivo la formula “annulla con rinvio”, il che ha fatto ritenere agli avvocati di tutte le parti che la sentenza fosse diventata irrevocabile. Invece no. Maria Grazia Senaldi, il legale che difende Pegoraro, ha presentato una richiesta di correzione del dispositivo e quindi si ricomincia da capo. In realtà, infatti, in terzo grado è stato l’annullamento per il diniego sulla concessione delle attenuanti generiche. A rigor di logica, dunque, l’Appello dovrà motivare meglio il perché della negazione o decidere diversamente. Il che potrebbe anche paradossalmente mutare la pena.
Il figlio di Prati ritiene assurdo che l’annullamento riguardi il diniego sulla concessione delle attenuanti. E il suo sfogo è gonfio di dolore: «Ma hanno letto questi giudici cosa ha combinato la persona che mi ha portato via mia mamma?».
Servizio completo sulla Prealpina di venerdì 15 settembre
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