LA GIUSTIZIA
Arrestati per furto. E subito liberi
Due profughi accusati di aver derubato un anzianoIl giudice applica la legge: in cella restano meno di 24 ore
La cronaca è cronaca, poi ognuno tiri le conclusioni che vuole. Mercoledì 6 settembre, verso le ore 19, i carabinieri del Nucleo radiomobile di Legnano corrono all’Esselunga della Cantoni perché il servizio di vigilanza ha fermato due stranieri.
Uno dei due è stato visto mentre tentava di sfilare il portafoglio dalla borsa di una donna, l’altro faceva da palo. Fermati, nelle tasche del maggiore, 25 anni, è stato rinvenuto un telefono che poco prima era stato sottratto a un anziano cliente del supermercato, che del furto non si era neanche accorto.
I due sono portati in caserma, l’identificazione non è semplice. Entrambi dicono di essere tunisini, il venticinquenne è in Italia da almeno un paio di mesi, non ha un lavoro né un domicilio. Dice di aver avuto precedenti per droga e rissa in Tunisia, ma qui risulta incensurato. Il più giovane è arrivato a Lampedusa 15 giorni fa. Appena sbarcato aveva dichiarato di avere 17 anni, ai carabinieri che lo hanno arrestato dice di averne 16. Portato in ospedale per la radiografia del polso, risulta che ne ha 19.
D’intesa con il pubblico mistero di turno i due sono arrestati, la convalida è fissata per le 13 di oggi, giovedì 7 settembre, al tribunale di Busto Arsizio. Nel frattempo, i carabinieri hanno già riempito 27 pagine di verbali.
In aula i due chiedono un interprete, già capire i nomi è un problema perché il rischio di creare alias è alto. In più davanti al giudice il più giovane dichiara di avere 20 anni, e così il magistrato ordina la correzione degli atti.
Alla fine il maggiore si assume la responsabilità del furto del telefonino, spiegando che l’altro non ha fatto nulla e di non ricordare il tentato furto del portafoglio. «Ero ubriaco, ricordo solo di essermi appoggiato a una donna». La donna in questione però si era accorta del tentativo di borseggio e lo aveva visto in faccia, la relazione dei vigilantes è chiara. Visto la discordanza tra le due versioni, l’avvocato assegnato d’ufficio chiede i termini a difesa, si andrà al dibattimento.
Si, ma nel frattempo?
I due sono nullatenenti, non hanno lavoro nè un domicilio: visto che in aula non si sono dimostrati molto collaborativi, il pm chiede per entrambi la custodia cautelare in carcere.
L’avvocato fa il suo lavoro e si oppone, sottolineando che i due risultano incensurati.
L’accusa è quella di furto: le aggravanti sono il concorso e l’età del derubato, le attenuanti il fatto che i due imputati sono giovani e incensurati. Codice alla mano, il giudice respinge la richiesta di misure cautelari. Alle 15, al termine dell’udienza, i due tornano liberi: se vorranno potranno presentarsi il aula il 21 settembre, altrimenti potranno eventualmente chiedere al loro avvocato come è andata a finire.
Quale che sarà la sentenza a loro carico, i due hanno chiesto che comunque sia tradotta in arabo.
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