Clima
Australia, a rischio il 93% della Grande Barriera Corallina
Peggiore sbiancamento mai registrato dovuto ad aumento temperature
Sydney 20 apr. (askanews) - La Grande Barriera Corallina sta
attraversando il periodo di più grave sbiancamento dei coralli
mai registrato, che riguarda il 93% delle colonie: lo hanno reso
noto in ricercatori dell'australiana James Cook University.
Si tratta di un fenomeno di deperimento degli organismi che
formano le colonie coralline, segnalato appunto dalla perdita di
colorazione e dovuto ad un aumento della temperatura delle acque: questo a sua volta provoca l'espulsione della alghe simbiotiche che danno al coralli colore e nutrimento.
Il fenomeno è reversibile con un abbassamento della temperatura, ma se le condizioni di riscaldamento persistono per un tempo sufficientemente lungo possono provocare la morte delle colonie coralline; di fatto solo l'arrivo del ciclone "Winston", con le annesse precipitazioni più fredde, potrebbe avere per il momento scongiurato il pericolo ma la mortalità fra le colonie colpite rimane superiore al 50%.
La crisi era già stata preannunciata nell'ottobre scorso, quando
i ricercatori avevano fatto notare che la corrente calda del
Pacifico dovuta ad "El Niño" - fenomeno che si ripete con un
periodo irregolare di circa cinque anni - avrebbe avuto un
effetto negativo sulle colonie coralline, e non solo nelle acque
australiane; un precedente analogo si era avuto già nel 1998, ma
a peggiorare gli effetti si è aggiunto anche il riscaldamento
globale.
"Un evento così estremo non era mai stato osservato prima, segno che il riscaldamento globale,
causato dalla nostra dipendenza dalle fonti fossili, sta sancendo la fine di questo paradiso sottomarino", commenta Giorgia Monti, responsabile campagna Mare di Greenpeace Italia. "Abbiamo bisogno al più presto di politiche globali che tutelino le aree più vulnerabili dei nostri mari e contribuiscano con rapidità e incisività alla transizione verso un modello di sviluppo sostenibile, basato su energie rinnovabili".
Nonostante da anni gli scienziati richiamino l'attenzione sui
pericoli che questo meraviglioso ecosistema marino sta correndo,
secondo Greenpeace i dati diffusi oggi confermano che il rischio
di perdere per sempre inestimabili patrimoni sottomarini è
purtroppo concreto se i governi non interverranno per cambiare
subito le proprie politiche energetiche. È necessario abbandonare al più presto i combustibili fossili - carbone, petrolio e gas - per puntare su efficienza energetica e rinnovabili.
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