Azerbaigian
Azerbaigian pronto per Giochi europei, ombre su diritti umani
Riflettori accesi su Baku dal 12 al 28 giugno
Roma, 11 giu. (askanews) - L'Azerbaigian si prepara a ospitare i primi Giochi olimpici europei, dal 12 al 28 giugno. Dietro ai fasti dei nuovi impianti, costati quasi un miliardo di euro al governo di Baku, e dietro alle grandiose cerimonie di apertura e chiusura promesse, si cela, però, una realtà denunciata dalle organizzazioni non governative che il Paese stenta a nascondere: la repressione della libertà di espressione e la violazione dei diritti umani.
Istituzioni internazionali, Amnesty International, le Nazioni Unite, l'Osce e Nils Muiznieks, Commissario per i diritti umani del Consiglio d'Europa, tra gli altri, hanno acceso i riflettori sulla situazione dei detenuti politici in Azerbaigian alla vigilia dell'inizio dei Giochi che porteranno i media internazionali a seguire più di 6.000 atleti durante la competizione. E a tre anni dall'Eurovision di Baku i militanti per i diritti umani sperano di approfittare dei primi Giochi europei per portare alla luce gli abusi del regime di Ilham Aliev, che guida la repubblica ex sovietica del Caucaso dal 2003, dopo essere succeduto a suo padre.
"La nostra società civile è distrutta. Senza l'aiuto dei Paesi europei non possiamo sopportare oltre la repressione del governo", ha dichiarato un militante per la difesa dei diritti dell'uomo Elchan Gassanov. "I Giochi europei sono un'occasipne eccezionale per attirare l'attenzione della comunità internazionale sul problema dei prigionieri politici in Azerbaigian". Tra i più famosi casi di prigionieri politici c'è Rasul Jafarov, direttore di un'organizzazione non governativa, diventato famoso per aver lanciato nel 2012 la campagna "Canta per la democrazia" in occasione dell'Eurovision che si teneva a Baku. Da 10 mesi è in cella e ad aprile è stato condannato per evasione fiscale, attività imprenditoriale illegale e abuso di autorità. Poi Leyla Yunus, finalista all'ultimo premio europeo Sakharov per la libertà di pensiero, è accusata di alto tradimento, frode, contraffazione ed evasione fiscale.
Ma ad Aliev non va giù che i giganteschi sforzi fatti dal Paese per mettere in piedi un evento di risonanza internazionale vengano macchiati da proteste e reprimende internazionali. Segno tangibile la decisione di dichiarare non grata Amnesty International. Il governo azero ha rifiutato l'accesso a Baku ad Amnesty che voleva fare una visita di protesta prima dell'avvio dei Giochi europei. L'Ong voleva lanciare una campagna per pubblicizzare la repressione subita da giornalisti e oppositori del regime, intitolata: "Azerbaigian: i Giochi della repressione. Le voci che non ascolterete ai primi Giochi europei". Human Rights Watch (Hrw) ha lanciato l'appello ai Paesi europei affinché non venga inviato nessun alto rappresentante nelle delegazioni per l'apertuira dei giochi. Secondo l'organizzazione non governativa nell'ultimo anno sono stati arrestati 35 dissidenti con accuse false e senza fondamento.
Ma le autorità di Baku negano tutte le accuse: "Tutte le libertà e in diritti fondamentali sono totalmente rispettati in Azerbaigian", ha dichiarato Ali Gassanov, parente del presidente Aliev, denunciando "una campagna di propaganda politica e di denigrazione contro l'Azerbaigian e orchestrata dall'esterno". Venti discipline sportive, dalla scherma al nuoto, dalla canoa al judo, dalla pallavolo al pugilato, passando per il rugby a 7, il tiro a volo e anche il beach soccer. Per il governo dell'Azerbaigian l'avvenimento costituisce una perfetta vetrina per le ambizioni olimpiche di Baku e per un riavvicinamento all'Europa.
Baku ce la sta mettendo tutta per sfruttare la vetrina dei Giochi. "L'evento rientra "nella politica di rafforzamento a lungo termine del prestigio" di un Paese che "si sviluppa in modo dinamico", ha assicurato il ministro dell'Sport Azad Raguimov. Oltre un miliardo di euro è stato sbloccato per le spese legate agli impianti e all'accoglienza delle delegazioni.
L'Azerbaigian, repubblica ex sovietica ricca di idrocarburi, ha dovuto stringere i denti per riuscire a pagare tutte le spese a causa dell'indebolimento della sua moneta, il manat, e del calo del prezzo del petrolio. Per i Giochi è stato allestito un villaggio olimpico che può ospitare 9.000 persone, un'arena con 66mila posti per la cerimonia di apertura e chiusura, un impianto per la ginnastica, uno per gli sport acquatici, una struttura per il ciclismo e un poligono di tiro.
Le cifre spese dall'Azerbaigian hanno, però, spaventato l'Olanda a cui era stata assegnata l'organizzazione dei Giochi del 2019. I Paesi bassi hanno rinunciato in assenza di garanzie sufficienti su questo nuovo evento sportivo ancora in cerca di legittimità. L'organizzazione era condizionata a garanzie di finanziamenti da parte del governo olandese che, ieri, ha deciso di non concedere. Al governo era stato chiesto di versare 57,5 milioni di euro per i Giochi, cioè oltre la metà del budget complessivo. Il restante avrebbe dovuto essere coperto dagli sponsor, dai diritti televisivi e dalla vendita dei biglietti.
© Riproduzione Riservata