Usa 2016
Bernie Sanders in Vaticano con leader di sinistra sudamericana
Il ruolo della Casina Pio IV, lo scontro con Trump sui migranti
Città del Vaticano, 14 apr. (askanews) - Fresco di un confronto televisivo con Hillary Clinton, in vista delle cruciali primarie nello Stato di New York di martedì prossimo, e degli affollati comizi sua città, Bernie Sanders arriva domani in Vaticano, per partecipare brevemente ad una conferenza con il presidente boliviano Evo Morales e quello ecuadoriano Rafael Correa.
Lo sfidante "socialista" di Hillary, il "socialista" dei democrat americani, il politico della "revolution" a stelle e strisce, ovviamente, attraversa due volte l'Atlantico, interrompendo una campagna elettorale dove ogni minuto è prezioso, per un solo motivo, Papa Francesco. Nonostante non sia stato il Pontefice ad invitarlo, ma la Pontificia accademia delle scienze sociali, e nonostante, lo ha esplicitato oggi il portavoce vaticano, padre Federico Lombardi, non risulti neppure, a margine della conferenza, un incontro ravvicinato tra Sanders e Jorge Mario Bergoglio.
L'occasione, in realtà, è apparentemente delle più formali. La conferenza è convocata, nei giardini vaticani, "A 25 anni dalla enciclica sociale di Giovanni Paolo II Centesimus annus", il 15 e il 16 aprile, occasione un po' autocelebrativa (di lì a qualche anno nacque la stessa pontificia accademia delle scienze sociali) che vuole però essere occasione per ragionare su due "importanti questioni", some si legge nella brochure: "La prima riguarda i cambiamenti nell'assetto mondiale degli ultimi venticinque anni, in termini economici, politici e culturali. La seconda esaminerà come la Dottrina sociale cattolica abbia affrontato il mondo al fine di capire come la Chiesa possa continuare a farlo nella maniera migliore negli anni e decenni a venire". Una occasione per ragionare "sulla necessità di ristabilire la giustizia sociale e la sostenibilità ambientale nell'economia mondiale", è stata la sintesi dello steso Sanders. Il quale, domani alle 16, interverrà sul tema "The Urgency of a Moral Economy", l'urgenza di una economia morale (e poi, fuori dal Vaticano, potrebbe incontrare i giornalisti).
Da giorni, da quando Sanders in persona ha reso nota la sua toccata e fuga nello Stato pontificio, intorno alla vicenda è polemica. Tra chi accusa il candidato alle primarie democratiche di voler sfruttare il Vaticano per sedurre il voto cattolico e chi critica il Vaticano per essersi prestato all'operazione. Una polemica che si è insinuata fin dentro la Casina Pio IV, sede della pontificia accademia, dove il cancelliere, mons. Marcelo Sanchez Sorondo, è stato criticato, dalla presidente, Margareth Archer, per questo invito poco politically correct che più indizi fanno risalire all'economista statunitense Jeffrey Archer, che all'accademia è di casa.
L'Accademia stessa, in realtà, pur godendo di una qualche autonomia rispetto alla burocrazia vaticana, è divenuta, nell'era di Papa Francesco, laboratorio di molte delle iniziative bergogliane. Non di rado sono avvenuti qui incontri, graditi se non richiesti dal Papa Francesco, che hanno poi avuto un seguito nel suo pontificato, dalla lotta alla tratta degli esseri umani alla promozione dell'educazione nei paesi poveri all'ecologia. Qui sono stati organizzati dal cancelliere, argentino come il Papa, convegni e incontri ai quali non di rado ha partecipato il Papa. Sono passati tra gli atri dalla Casina Pio V, sede dell'accademia, il segretario generale delle Nazioni Unite Ban Ki-moon, i sindaci di New York, Parigi e Madrid, Bill de Blasio, Anne Hidalgo, Manuela Carmena, l'icona "no logo" Naomi Klein, ministri, economisti, rappresentanti sindacali, movimenti sociali.
Bernie Sanders, alla fine, difficilmente vedrà il Papa. Ma lo sfidante di Hillary Clinton non attraversa l'oceano per niente, né i collaboratori del Papa lo hanno invitato per caso. Di ritorno dal Messico, del resto, dove aveva celebrato messa sul confine di Ciudad Juarez, chiuso alla frontiera da una rete nordamericana, il primo Papa latino-americano della storia aveva criticato senza mezzi termini il frontrunner alle primarie repubblicane, Donald Trump, definendo "non cristiano" chi vuole costruire muri. Immediata, e risentita, la risposta del miliardario ("Vergognoso"). Jorge Mario Bergoglio non teme di dire quello che in base al Vangelo ritiene al cuore della fede cristiana, e non tema che qualche iniziativa a lui riconducibile possa urtare gli equilibri della campagna elettorale Usa. Gli Stati Uniti, a loro volta, sono sempre più attenti alle mosse del Papa argentino. Bergoglio ha svolto un ruolo chiave nel disgelo tra Stati Uniti e Cuba, che ha chiesto al congresso Usa di abolire la pena di morte e accogliere i migranti latinos, non teme di entrare in rotta di collisione con la destra Usa. Washington lo osserva con attenzione. E il 29 aprile arriva in Vaticano Joe Biden. Per partecipare, formalmente, ad una conferenza sul cancro. In realtà, gli Stati Uniti non possono prescindere da Papa Francesco.
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