STORIA
"Brigatista tutta la vita"
Mario Rossi, fondatore del gruppo XXII Ottobre, oggi curatore del museo di Storia naturale di Novara, si racconta alla Prealpina: "La rivoluzione unica speranza per le prossime generazioni"
"Sono diventato una persona libera dopo 31 anni di carcere, di cui più della metà in regime di articolo 90 aggravato. Comunista ero e comunista spero di essere rimasto. Se appartieni a questa fede politica non puoi appiattirti in un mestiere qualunque. Brigatista si resta tutta la vita, anche quando si depongono le armi". Lo afferma Mario Rossi, fondatore del Gruppo XXII Ottobre uscito da anni dal carcere e dalla lotta armata, condannato per l’omicidio di un portavalori a Genova nel marzo del 1971 (fu considerato il primo atto del terrorismo di sinistra degli anni di Piombo) in una intervista alla Prealpina.
Per ottenere la sua liberazione, le neonate Brigate Rosse organizzarono il sequestro del magistrato genovese Mario Sossi. Attualmente Rossi (nato a Genova e novarese di adozione) è curatore del Museo di Storia Naturale "Faraggiana-Ferrandi" di Novara: ha accettato di raccontare i suoi inizi nella lotta armata e il suo presente.
Rossi una volta uscito dal carcere, alcuni anni fa, si è ricostruito una vita rispolverando la sua passione per la natura e la sua capacità come imbalsamatore e preparatore di animali per i musei, cosa che gli ha consentito di riaprire e valorizzare le collezioni dei musei civici novaresi. "Alla rivoluzione dobbiamo credere - spiega - perché è l’unica speranza che resta alle prossime generazioni per salvarsi e salvare la natura dalla distruzione e dalla avidità del successo di pochi". Parlando poi della sua esperienza politica di militante Rossi spiega: "La nostra storia è anche una storia di profondi legami di amicizia, che va dalle scuole elementari alla morte in carcere. Oggi siamo rimasti in 4 del nucleo fondativo della XXII Ottobre".
L'intervista completa sulla Prealpina di sabato 4 febbraio
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