Burqa fuorilegge. A Busto
Norma inserita nel regolamento di polizia urbana: non serve l’approvazione del prefetto.

Stando alla convinzione maturata dagli “esperti” di Lega Nord e Forza Italia, l’escamotage scovato per rendere il burqa fuorilegge quando ci si muove nel territorio bustese, sarà cosa fatta non appena il consiglio comunale avrà dato il benestare alla proposta messa a punto dal padano Francesco Speroni e dal forzista Enrico Salomi, con la firma a sostegno dell’altra leghista Isabella Tovaglieri. Una modifica del regolamento di Polizia Urbana che - una volta deliberata - non dovrebbe neppure richiedere una conseguente ordinanza del prefetto, come invece è necessario per la mozione d’indirizzo presentata nell’assemblea di Varese e quindi finita in una richiesta ufficiale del sindaco Attilio Fontana. all’indirizzo di Giorgio Zanzi.
A Busto il problema si aggira andando direttamente a ritoccare le norme comunali e usando un’accortezza: non utilizzare mai la parola burqa. Come a dire che la questione posta all’attenzione delle forze politiche non è religiosa, bensì legata a questioni di sicurezza, cioè alla necessità di vietare che qualcuno copra il proprio volto rendendosi non identificabile quando si muove negli esercizi pubblici o anche solo lungo le strade.
Non a caso i proponenti della modifica, proprio per sottolineare le ragioni della loro iniziativa, pongono una premessa chiarificatrice: «Ragioni di sicurezza rendono opportuno evitare la circolazione di persone difficilmente riconoscibili» e, «pur esistendo in merito disposizioni normative statali», ecco l’idea di richiamare il fatto che «nell’ambito dell’autonomia dell’ente locale è possibile emanare disposizioni che non vi contrastino».
Così, muovendosi con destrezza sulla linea della legalità, il trio Speroni-Salomi-Tovaglieri chiederà ai colleghi di mettere mano al regolamento, ritoccando l’articolo 13 in questo modo: «È vietato portare in luogo pubblico o aperto al pubblico indumenti o manufatti tali da rendere difficoltoso il riconoscimento della persona, salvo l’uso sia giustificato dall’osservanza di prescrizioni di sicurezza, da motivazioni sanitarie, estetiche o climatiche, oppure dalla partecipazione quale componente di esibizioni carnascialesche».
© Riproduzione Riservata