LA TRAGEDIA
Lamina, non fu errore umano
Nella ditta milanese morirono Arrigo Barbieri, di Busto Arsizio, e il fratello Giancarlo. Report in procura sulle cause
Nessun errore umano. Piuttosto l’assenza di “procedure di sicurezza per i rischi connessi all’uso di gas argon per l’ingresso nell’ambiente confinato della fossa e durante il lavoro al suo interno“. Non c’erano nemmeno “procedure di sicurezza sulla utilizzazione della centralina di allarme del livello di ossigeno, in particolare sulla gestione della funzione di tacitazione” dell’allarme stesso.
La superconsulenza disposta dalla procura di Milano in seguito all’incidente del 16 gennaio alla Lamina, costato la vita a quattro lavoratori, tra cui il bustese Arrigo Barbieri e il fratello Giancarlo, residente a Muggiò, lascia sconcertati. Oggi, 22 maggio, il rapporto è stato depositato e la notizia si è subito diffusa, suscitando dura condanna da parte di fonti sindacali.
Gli operai morirono per una fuoriuscita di gas nella vasca di un forno per la lavorazione dei metalli. Il documento redatto dagli esperti segnala l’assenza dello “specifico documento di Valutazione del rischio e la mancanza della “identificazione formale dei rischi connessi all’uso di gas argon in fossa.” Assente anche “un documento di gestione delle emergenze (e sulla definizione di cosa debba considerarsi un’emergenza) connesse all’uso di gas argon in fossa”.
Una «evidente emergenza», scrive il consulente della Procura, «è la presenza di persona priva di sensi entro la fossa». In tale caso, «deve essere definito come operare» e «nel caso in esame non era disponibile una procedura per la gestione dell’emergenza». Mancando una definizione delle procedure, è mancata anche la relativa formazione, un addestramento per applicare le regole da utilizzare.
La storia sconvolse Milano e l’Italia intera. A Busto Arsizio, dove Arrigo Barbieri, 57 anni, viveva, insieme con la moglie Paola e le figlie Martina e Giorgia nel quartiere di Sant’Edoardo, lo sdegno fu notevole. Arrigo morì subito, suo fratello Giancarlo (62 anni) cercò di salvarlo ma cadde a sua volta vittima delle esalazioni. Si spense due giorni dopo.
Roberta Turi, segretaria generale Fiom Milano, stigmatizza la mancanza di sistemi di sicurezza adeguati: «A quanto pare dalla perizia emergono gravi responsabilità dell’azienda - dichiara – Questo conferma i dubbi che avevamo espresso sul rispetto delle norme di sicurezza alla Lamina Spa. A fronte di questo chiediamo alla magistratura di procedere e, come sempre quando vengono riscontrare irregolarità sul piano della salute e sicurezza nei luoghi di lavoro e individuate responsabilità da parte aziendale, la Fiom di Milano si costituirà parte civile al processo».
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