BAFF
I mille segreti di Mariella Lotti
L’omaggio alla diva degli anni quaranta, originaria di Busto Arsizio: a lei, nata nel 1919, sarà dedicata l’edizione 2019
Svelati i misteri sulla nascita (la vera data è il 17 novembre 1919) e sulla sepoltura (morta il 12 dicembre 2004, riposa al Verano di Roma accanto al marito Alfredo Zanardo), restano mille misteri da chiarire su Mariella Lotti, la diva degli anni Quaranta cui il BAff ha reso omaggio ieri sera e cui si prepara a dedicare l’edizione 2019, che cadrà giusto nel centenario della nascita. Il bustese Paolo Ferrario ha raccontato l’ultima scoperta compiuta per caso venerdì: in una chiesa di Milano si trova dal ‘97 un mosaico che ricorda il volto dell’attrice e reca la scritta “Dono di Mariella Lotti”. Quasi un ex voto, non in evidenza, nel rispetto di uno stile schivo che ha caratterizzato anche gli anni di fulgore artistico.
La serata introdotta al San Giovanni Bosco da Paolo Castelli regala mille curiosità. E bene ha fatto l’assessore Manuela Maffioli a scegliere questo evento: grazie alle ricerche di Ferrario, Busto potrà omaggiare ancora una sua “figlia”. Diego Pisati, critico cinematografico e giornalista di Prealpina, segna alla città due punti, rispetto alla sua Varese: «Il capoluogo non vanta una grande diva nel suo passato e nemmeno nel suo presente, mentre Busto annovera la Lotti e Anita Caprioli». E via con gli aneddoti: «L’attrice, che poteva sembrare amica del regime fascista, si oppose alla ricerca di vero caffé da usare in una scena in anni di restrizione per la gente comune. Recitò poi nei panni di una suora che veniva uccisa per avere ospitato dei partigiani. Era bella, elegante, chic. Voleva interpretare una popolana, ma il portamento la faceva comunque sembrare nobile».
Il microfono passa a Paolo Ferrario, che mostra sul grande schermo tutto il materiale raccolto da quando, al BAff 2017, lesse l’articolo di Prealpina che invitava a compiere ricerche su Maria Camilla Pianotti in arte Mariella Lotti. «I suoi capelli sono fatti di luce», scrivevano le cronache dell’epoca. La sua bellezza colpì il principe di Romania Michele di Hohenzollern, lei si innamorò perdutamente e quando lui, divenuto re, sposò un’altra, parve volersi chiudere in convento. Tanti i pettegolezzi sui rotocalchi, ma lei, dopo 46 film, disse basta nel 1952. Sposò Zanardo e si trasferì a Parigi. Ferrario è riuscito a raggiungere il nipote Alfredo e dal figlio Giovanni ha ottenuto la benedizione per questo evento e per il suo libro rievocativo. Dopo avere portato fiori al Verano, la ricerca ripartirà. Per il 2019 si preparano nuove sorprese.
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