L’INTERVISTA
«Busto? Il mio sogno sin da bambina»
La nuova “farfalla” Serena Moneta confessa la sua fortissima emozione nel vestire la maglia dell’Uyba
Quando la sera di martedì 28 giugno Serena Moneta ha raccolto la sua famiglia nella casa di Gerenzano per annunciare che giocherà nell’Unendo Yamamay, mamma Angela si è sciolta «in un pianto epocale - racconta la neofarfalla -. Del resto, quand’ero piccola e mi accompagnava alle partite a Busto, mi diceva: Pensa come sarebbe bello sentire il tuo nome qui al PalaYamamay...».
Ma la firma con la Futura non è stata un’emozione solo per mamma Moneta.
«Che cosa ho pensato quando Chicca (l’agente della scuderia Gold Sport che la rappresenta, ndr) mi ha detto che c’era la possibilità Uyba?
«Impossibile, non è vero - le ho risposto - perché è qualcosa che mai mi sarei aspettata».
E aggiunge: «So di avere un po’ di qualità in ricezione, ma da lì ad essere chiamata da Busto e da Mencarelli...».
Invece la telefonata, a lei che a 9 anni era già sulle tribune di viale Gabardi, è arrivata.
«Quando Mencarelli mi ha detto che era contento del mio arrivo, gli ho risposto: non sai quanto lo sono io. Vestire la maglia di Busto è il mio sogno sin da bambina».
L’A1 con la squadra dei sogni...
«Non ho mai avuto la presunzione di essere una giocatrice di A1, so quale sarà il mio ruolo, ma un’occasione così ti capita una volta nella vita, è da cogliere al volo. Anche per imparare da Mencarelli e dalle campionesse che finora ho visto in Tv».
Umilissima Serena: eppure nelle giovanili è stata la numero uno d’Italia...
Il fisico resta quello e l’altezza pure, e negli anni si paga. Ho due buone braccia in ricezione e oggi è difficile trovare una schiacciatrice brava nel fondamentale e che se la cavi in attacco. Io ci provo, ma aggiungo che ad un attacco preferisco sempre una ricezione perfetta o una difesa».
A Busto c’è stata Francesca Marcon, regina dei fondamentali di seconda linea.
«Cisky è un esempio, cercherò di mettere a frutto quel che le ho visto fare. L’altro modello è Lucia Bosetti che mi ha dato tanto».
Da Lucia a papà Peppino il passo è obbligato: «Impossibile trovare un allenatore come lui e come la moglie Franca - racconta -, mi hanno insegnato tutto. Il salto di qualità l’ho poi fatto a Ornavasso con Bellanoche è stato il primo a darmi fiducia in A2 e poi mi ha rilanciato quando, dopo la tragedia di Giulia Albini, avevo quasi pensato di smettere di giocare».
Quand’è in campo si definisce...
«Una stronza. Sono talmente concentrata che è difficile strapparmi un sorriso. Quando si gioca non si guarda in faccia a nessuno».
La sua nuova casa sarà il PalaYamamay, ma non più in tribuna, bensì in campo.
«Il pubblico più bello d’Italia per distacco», risponde pensando ai 4.500 spettatori tra i quali ci sarà mamma Angela a sentire lo speaker annunciare: «Col numero 14, Serena Moneta».
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