IL CASO
"Buttato fuori dalla moschea"
Irregolarità in via Gorizia, marocchino denuncia: "Stavo filmando, m'hanno allontanato in malo modo"
«Almeno in duecento si ritrovano là», sostiene Abdelhadi El Haspaoui che ha sessant’anni, vive in Italia da trenta e l’altra sera è andato in via Gorizia, al civico 2, per pregare insieme agli altri musulmani.
Non essendoci più posto al piano superiore, l’imam l’ha invitato a mettersi sotto, in un locale-deposito. Terminata la preghiera del Ramadan, l'uomo riprende col telefonino le irregolarità di quel locale. Le immagini le consegnerà poi alla polizia insieme con la sua denuncia.
Ecco perchè Abdelhadi viene affrontato in modo molto deciso da uno dei fedeli di Allah che lo sbatte contro il muro. Arriva l’imam «che istiga gli aggressori a colpirmi ancora», mentre lo insultano dicendo: «Ti spacco la faccia, te la faccio pagare per quello che hai fatto».
È in quel momento che l’uomo si sente mancare mentre lo spingono verso l’uscita. Portato fuori viene medicato all’ospedale. Essendo già invalido al cento per cento per la mancanza di un polmone e per un problema sanguigno legato al calo di piastrine, Abdelhadi teme il peggio. Poi per fortuna si riprende ma ora grida la sua rabbia per quel che è accaduto e per chiedere più accurati controlli in quel locale. I vigili urbani dicono che è tutto ok ma i fatti non dimostrano proprio la stessa cosa, soprattutto in questo periodo che è di Ramadan e quindi richiama tanti fedeli di Allah in quella che ha tutta l’aria di essere una moschea.
D’accordo, non ci sarà il minareto, ma la funzione è la stessa. Possibile che le autorità preposte alla sicurezza dicano che è tutto regolare? Che quello è il semplice ritrovo di un’associazione? E che la Lega, sempre pronta a cavalcare il fantasma islamico, stia zitta? La denuncia, stavolta, arriva proprio da un musulmano che ci tiene a sottolineare una cosa: «Io sono un cittadino italiano. Sono fedele a questo Paese. Se ci sono delle regole, devono essere rispettate».
A tale proposito mostra i referti del ricovero in pronto soccorso che rilevano «una contusione sterno-costale ed ecchimosi al labbro da riferite percosse». E fa vedere il video sul telefonino in cui si notano con chiarezza la bombola e le altre masserizie. Insomma, bisogna capire cosa succeda davvero in via Gorizia. Per molto meno, anni fa a Gallarate venne chiuso lo stabile di via Peschiera, diventato punto di riferimento per gli islamici che lì dentro, poi, svolgevano attività di tutti i tipi.
E se ci fossero anche degli irregolari? El Haspaoui lo dice chiaramente - «in tanti non hanno nemmeno i documenti» - anche se sulla questione andrebbero svolti severi controlli, proprio per accertare se le parole del marocchino sono mosse dal risentimento per le intimidazioni subite o sono la realtà in quella che lui stesso definisce quasi come una terra di nessuno: «Andate lì, andate a vedere e vi renderete conto - rilancia - che non vi sto raccontando bugie».
Non è questione, insomma, di creare allarmismo ingiustificato ma di non lasciar cadere l’appello accorato di un uomo che pare conoscere molto bene la realtà di via Gorizia. E che ribadisce: «Io ho due ragazzine di 17 e 18 anni, voglio che crescano e siano fedeli a questo Paese proprio perchè qui le regole vanno rispettate. Per questo mi arrabbio quando ciò non succede». Una lezione di legalità da un marocchino che si sente italiano. Tocca all’Italia, ora, dimostrargli che ha ragione.
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