IL LIBRO
Cara Varese... firmato Bonoldi
Un viaggio per immagini tra passato e presente nella città che cambia. Presentata nel Salone Estense l’opera del giornalista bosino, già caporedattore della Prealpina
Lo sguardo del giornalista, che per anni ha raccontato le vicende cittadine sulle pagine della “Prealpina”, si mischia alla passione genuina e critica verso la città e la “varesinità” nel suo più profondo significato: due punti d’osservazione privilegiati che hanno portato Fausto Bonoldi a firmare il volume “Cara Varese come sei cambiata”, presentato venerdì sera nel Salone Estense del municipio.
L’evoluzione urbanistica di Varese, nel bene e nel male, rappresenta il filo conduttore di un testo che, però, non è affatto un trattato riservato ai cultori di una tanto delicata materia, bensì un sincero contributo, agevolato da parole semplici e immagini altrettanto chiare, a chi vuole capire com’era Varese, com’è cambiata e cos’ha conservato «di quella piccola Parigi che continuo a immaginare ogni qualvolta socchiudo gli occhi» spiega l’autore. Al suo fianco Gianfranco Giuliani, per molti anni collega di Bonoldi nella redazione in via Tamagno, evidenzia «il valore della memoria trasmesso da questo testo», così come «l’invito a girare la città, a vederne i luoghi, a conoscerla meglio nella sua storia e nel suo presente».
Nei decenni, le modifiche sopraggiunte in un borgo dalla storia millenaria hanno cambiato tanto, soprattutto «travolgendo i Comuni aggregati al capoluogo come Bizzozero, Bobbiate o Masnago, tutti con la loro piazza e il loro centro che oggi andrebbero fatti rivivere» aggiunge Pietro Macchione, editore del volume e già assessore all’Urbanistica, ruolo oggi ricoperto da Andrea Civati che però, al tavolo dei relatori, non si è fatto sfuggire l’opportunità di approfondire più dettagliatamente, grazie allo spirito critico di Bonoldi, la storia urbanistica di Varese. Forse la politica cittadina, presente anche in platea con esponenti come Daniele Zanzi, Giuseppe Adamoli, Carlo Piatti e Rocco Cordì, può davvero trarre importanti lezioni dal passato, che comprende il «piccone modernista capace di commettere il crimine architettonico di piazza Monte Grappa o dell’abbattimento del mercato coperto», come si legge nelle pagine del libro, ma anche di preservare piccoli tesori come via San Martino o altri edifici di pregio sopravvissuti alla cementificazione selvaggia, al costruire senza pensare al domani come avveniva puntualmente nel grande boom economico del Dopoguerra. Il passato parla un linguaggio chiaro e genuino, in cui le immagini, recuperate da Bonoldi con un lavoro certosino e spesso condivise su Facebook dove non è mai mancato il dibattito con tanti custodi della varesinità, giocano un ruolo essenziale. Un linguaggio da saper cogliere e interpretare ancora oggi, per non ripetere drammatici errori e per pensare invece il futuro senza calpestare una lunga e gloriosa storia. La storia di Varese.
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