IL CASO
Cinese espulso torna in Italia: arrestato a Varese
L’uomo in Tribunale: perseguitato in Patria perché appartenente al Falun Gong

«Ho bisogno di restare in Italia». Lo ha detto ieri, con voce ferma e con la mediazione di un’interprete, nell’aula del Tribunale di Varese dove si è ritrovato per un’udienza di convalida d’arresto. È un cittadino cinese, nato nel 1989, appartenente al movimento religioso Falun Gong, bandito e perseguitato in Cina. L’uomo è stato arrestato giovedì dalla Polizia di Stato: si era presentato in Questura per l’acquisizione delle impronte digitali nell’ambito della sua richiesta di protezione internazionale, ma lì è emerso che nel 2023 era stato espulso dall’Italia, con divieto di rientro per tre anni. E invece era rientrato a novembre 2024, circa un anno dopo.
L’arresto è scattato per la violazione del divieto di reingresso. Ieri lo straniero è comparso davanti al giudice Luciano Luccarelli per la convalida (pubblico ministero Antonio Rombolà). Attraverso l’interprete, ha spiegato di essere nato nella provincia cinese dell’Henan, di avere una moglie residente a Prato e un figlio in Cina. Ha anche raccontato di non aver compreso, al momento dell’espulsione nel 2023, che non avrebbe potuto fare ritorno in Italia prima del 2026. Ma, soprattutto, ha motivato la sua presenza nel nostro Paese con la necessità di fuggire dalle persecuzioni a cui è sottoposto in patria per la sua appartenenza al Falun Gong.
Il movimento spirituale, fondato in Cina nel 1992 e basato su esercizi di qigong e su valori come verità, compassione e tolleranza, è stato dichiarato fuorilegge nel 1999 dal regime di Pechino, che lo considera una “setta” e ne reprime duramente i seguaci. Una realtà ben nota alle autorità internazionali e agli osservatori per i diritti umani.
Il suo legale, l’avvocato legnanese Fabio Manfrè, ha sottolineato come il suo assistito abbia regolarmente presentato domanda di asilo, e che il procedimento dovrebbe proseguire con lui presente in Italia. Il pubblico ministero ha chiesto la convalida dell’arresto, senza misure cautelari. Il giudice ha accolto la richiesta, convalidando l’arresto ma senza disporre limitazioni alla libertà personale. Contestualmente ha dato il nulla osta per una nuova espulsione, lasciando alla Questura il compito di valutare la posizione dello straniero in relazione alla sua richiesta di protezione.
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