IL VIAGGIO
Con Prealpina fra le onde
L’avventura con Costa Crociere è cominciata. I volti dei nostri lettori: il pittore, l’assistente di volo, la fotografa
Vi scriviamo dalla groppa di un’elefantessa d’acciaio. Per proboscide ha un largo cuneo che doma le onde. Per zampe turbine nascoste che la fanno muovere in agilità.
Sì, siamo in crociera. Crociera formato famiglia: a bordo ci sono i nostri giudici, cioè i lettori di Prealpina, che quest’estate hanno giocato con noi scattando foto curiose, inviandole e conquistando un posto al sole sui ponti della Pacifica. Questa ammiraglia delle Costa è dedicata alla musica da ascoltare, da guardare, da vivere. La decorano in ogni angolo immagini di compositori, opere, strumenti e il mare regala una serenata a chiunque s’affacci da un balcone.
Oddio, il sole è velato. Nel cielo del Nordovest, rotta Savona-Marsiglia, ci sono ancora in lontananza i segni della tempesta che ha imperversato nei giorni scorsi anticipando l’inverno. Ma il morale della truppa è alto, il rancio ottimo e abbondante.
«Evviva le navi. Teniamole in vita come una prova d’amore. Usiamole per far felici gli ultimi romantici e per salvare i depressi» (Tiziano Terzani).
In tutto siamo quasi tremila. La brigata prealpina si mescola e si confonde in una immensità di persone: circa mille solo d’equipaggio. A proposito: buona traversate comandante Paolo Viscafé e grazie per il cocktail di benvenuto. Champagne in cabina ai privilegiati. Ci faccia divertire e risparmieremo quintali di tranquillanti.
Dobbiamo compilare un diario giornaliero, fare il resoconto di un senso di appartenenza a una testata giornalistica onusta di glorie e di anni (128), ma aperta al futuro. Chi ha staccato il biglietto per salire su questo grattacielo sdraiato sull’acqua, come il celebre Buddha di Bangkok, non ha spedito nulla per lettera.
Ha consultato l’app “La Prealpina mobile” e sulla funzione “cronista” ha postato le foto giudicate più belle usando l’hastag creato apposta. Fedeli alla tradizione cartacea, insomma, ma on line come impongono i nostri tempi. E ciò svela l’identikit della compagine: anche giovani tra pantere grigie in confidenza con la tecnologia imperante nei media di oggi. Con noi c’è una umanità variegata.
Qualche storia: Silvio Crespi, classe 1937, bustocco dalla testa ai piedi, di mestiere fa il pittore. Specialità arte sacra. Due sue tele a olio raffiguranti San Corrado e la Madonna della Scala sono esposte nel museo della cattedrale di Noto in Sicilia.
È un crocierista di lungo corso come la maggior parte dei nostri. Lo accompagna la moglie che in qualche modo deve essere stata in gioventù la sua musa ispiratrice. Abbiamo al seguito uno svizzero, Alberto Lang. Nella vita faceva l’assistente di volo, adesso gira il mondo in nave. Vive a Zurigo e -guardate un po’- ha saputo della crociera di Prealpina durante una gita a Lavena Ponte Tresa. Ha letto le nostre pagine, si è iscritto. È un tipo cordiale, non ha capito il perché del “raus” che i ticinesi hanno decretato per referendum ai danni dei frontalieri. Dice che dalle sue parti hanno problemi analoghi con i tedeschi che da Nord vengono a lavorare tutti i giorni nella confederazione. E spiega che nessuno lassù si sogna di cacciarli.
«Non siamo estremisti come i connazionali che abitano attorno a Lugano e Bellinzona», chiosa.
Poi c’è la baby del gruppo, Florencia Melina Nappa, che s’è guadagnata il primo posto del gioco che il nostro giornale ha lanciato l’estate scorsa.
È d’origine messicana, ama la fotografia insieme con Diego, il suo compagno, e il diritto a salire a bordo come invitata speciale glielo ha dato una bella immagine della coppia circondata dalle bellezze dei Giardini Estensi di Varese, con al centro il palazzo municipale.
Come ha fatto a partecipare alla competizione fotografica è il paradigma dei meccanismi d’accesso alle informazioni nell’anno di grazia 2016.
Suo padre ha catturato la notizia del gioco a premi leggendo il quotidiano di carta. Lei in un nano secondo s’è connessa con La Prealpina Mobile e vi ha postato la fotografia che la vasta platea dei nostri lettori ha giudicato la più interessante. Sempre usando internet.
L’itinerario della crociera: Savona, Marsiglia, Cagliari, Malta, Ajaccio, Civitavecchia.
Dal tardo pomeriggio si naviga, di giorno si gironzola tra gli angoli dell’Europa del Sud, tra porti che racchiudono bellezze forse più amate dai giapponesi che dagli indigeni.
Siamo a ottobre inoltrato e ci circonda una Babele di etnie: tanti scandinavi, pattuglie di tedeschi, per i quali i quindici-venti gradi di temperatura equivalgono al caldo di luglio e agosto dei gusti mediterranei.
La Costa si adegua e risponde con un equipaggio global: brasiliani, filippini, inglesi, cinesi, vietnamiti, indonesiani. Italiani pochi e di conseguenza la lingua di Dante è parlata poco e male.
Eppure siamo su un bastimento della quintessenza delle nautica tricolore. La spiegazione c’è: siccome la compagnia mondiale, soggiace alla regola dell’equa distribuzione. Volete approdare a Rio?
Ben lieti di accogliervi, ci mancherebbe. L’interesse è anche nostro. Ma sulle vostre navi dovete assumere un certo quantitativo di brasiliani.
Idem per altre rotte. Poi si potrebbe malignare: la domanda di lavoro italiano in alto mare non è più quella di una volta. Si fatica troppo: così è.
Dopo una prima meditazione, in tuta sul circuito esterno per il jogging, abbiamo elaborato il seguente pensiero: le navi da crociera sono villaggi-vacanze che hanno la capacità di stare a galla.
Cinque ristoranti, tredici bar, una Spa di seimila metri quadrati con saune, bagno turco, solarium a raggi Uva, massaggi orientali, quattro piscine, due con copertura semovente. Il mare è come le ruote in lega: un accessorio.
Nell’immaginario collettivo ci sono istantanee di passeggeri affacciati dai ponti per assistere emozionati agli approdi e alle partenze. Lacrime e fazzoletti bianchi.
Oggi si arriva a destinazione di notte quando gira ancora la roulette del casinò e in discoteca si impartiscono lezioni di tango argentino. Se qualcuno avvistasse una passeggera a poppa come la bella Kate Winslet nel film Titanic, penserebbe che sta andando a suicidarsi. E scatterebbe l’allarme sui radar della Security.
La vita di bordo è tutto un frenetico non muoversi dai luoghi del divertimento. Si diventa curiosi, ciarlieri, si pensa poco, si acquista tutto. Niente vu’ cumprà.
Il turista navale si lascia alla spalle la maschera dell’esistenza quotidiana e si mostra per quello che è.
A volte solo e rassegnato. Altre volte in cerca di amicizie. Dopo una cena bagnata da buon vino francese nel ristorante My Way, secondo turno, uno dei nostri si scoperto filosofo: il viaggio è vita, chi viaggia vive due volte. Prosit.
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