DOPO LE PIENE
Cuggiono, il Ticino si mangia i campi
Il fiume continua a erodere le sponde: allarme nella frazione di Castelletto. Il Grande Nord si appella alle Regioni
Il fiume “inghiotte” campi, alberi e persino sentieri naturalistici. È la situazione di erosione del fiume Ticino che sta riguardando alcune sponde a monte di Cuggiono verso Turbigo, vicino a Cascina Gallarata, ma che si sta accentuando in seguito alle recenti forti piogge che hanno ingrossato la portata.
Il fenomeno è in corso da tempo nella frazione di Castelletto, fortunatamente circa 300 metri a monte delle ultime costruzioni sulle rive tra cui c’è un bar-ristorante. Il Ticino però si sta mangiando sempre più una fetta di sponda da alcune centinaia di metri sul lato del Milanese (la parte del Novarese, invece, è più riparata e protetta dalla furia delle acque). Campi e boschi stanno sprofondando lentamente. A testimoniarlo c’è un piccolo isolotto di pochi metri quadrati con alcuni alberi che ancora reggono: è in mezzo al letto del fiume, distante dall’argine varie decine di metri. I testimoni riferiscono che fino a tre o quattro anni fa, quel lembo di terra era attaccato alle sponde.
PICCOLE FRANE
L’erosione procede molto spedita, basta affacciarsi a ridosso della zona interessata per notare continue piccole frane dalle sponde. Addirittura anche solo avvicinarsi può essere molto pericoloso: basta un passo sbagliato troppo vicino all’argine per franare con il terreno direttamente nel fiume. Ciò è un grande pericolo per eventuali curiosi. Cosa succederà con la stagione estiva quando il fiume pullulerà di gente?
Si è pure creata una piccola ansa, dove dei vortici creatisi nell’acqua vanno a scavare nelle terre spondali. Pure le riprese effettuate con i droni confermano come il Ticino si stia portando via una grossa parte del territorio di Castelletto. Al momento, però, nulla è stato fatto per frenare il fenomeno.
LETTERA ALLA REGIONE
In questi giorni il gruppo politico del Grande Nord ha preso a cuore il problema con una lettera inviata a Regione Lombardia e a Regione Piemonte, all’Agenzia interregionale per il fiume Po, al parco del Ticino e agli enti locali, per chiedere un rapido intervento. «Accompagnati da un proprietario dei terreni abbiamo verificato di persona il continuo cedimento di intere porzioni di sponda direttamente nel Ticino e il costante mutamento dell’alveo nella zona interessata - si legge nel documento -. Non vogliamo ergerci nel trovare una soluzione o dispensare colpe, però appare evidente che negli scorsi decenni le opere di contenimento del Ticino troppo invasive sulla sponda piemontese e la mancanza di manutenzione dello stesso hanno portato alla situazione attuale».
TANTI RISCHI POTENZIALI
A preoccupare è anche la vicinanza di un metanodotto, della cascina Gallarata recentemente ampliata, da strutture ricreative e commerciali, abitazioni, e della centralina delle Baragge. «Il potenziale rischio a cui vanno incontro gli agricoltori e i loro pesanti mezzi con le coltivazioni a ridosso della sponda? Che danno subiscono i proprietari dei terreni che hanno visto nel tempo continuamente diminuita la loro superficie?», continuano dal gruppo politico.
Quello del Grande Nord è insomma un invito agli enti superiori affinché non si sprechi ulteriore tempo e si intervenga per studiare una soluzione al problema, magari predisponendo un tavolo di lavoro.
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