LA TRUFFA
Derubati col Pos. Per strada
Nuova tecnica con l’apparecchio per il pay pass: passaggio accanto alla borsa e via 25 euro
Nelle strade gallaratesi ci si può imbattere in una nuova truffa che ha dell’incredibile: il furto da contatto.
Che i raggiri trovino, di stagione in stagione, sempre nuove formule, è un dato di fatto. Che renderle note, talvolta, diventi rischioso perché si rischia di perdere di vista possibili tracce con il cambiamento di approccio è un altro dettaglio da non trascurare.
Ma il tam tam di questi giorni, nei bar e nelle vie del centro, sui furti del bancomat di ultima generazione è sempre più costante e, per questo motivo, la consapevolezza è necessaria.
A ogni conquista della comodità all’interno della quotidianità segue un rovescio della medaglia. Si pensi alla velocità con cui si è distribuito il nuovo metodo di pagamento bancomat negli ultimi due anni. Il pay pass è una novità più o meno recente nelle spese che non prevedono l’utilizzo di contanti.
Un tempo si poteva incappare in clonazioni di bancomat o carte di credito.
La comparsa della carta prepagata ha permesso di concedere la possibilità di avere a disposizione, anche in forma virtuale, soltanto una piccola cifra, limitando così i danni in caso di furto.
La comparsa di internet ha evoluto la pratica della clonazione, ma quanto sta avvenendo negli ultimi mesi è la summa di genialità e pazienza criminale.
Per poter ripetere a lungo una truffa, i malviventi non devono lasciarsi ingolosire. Piccoli acquisti, sporadici, ben distribuiti nel tempo.
Ma con il pay pass si è passati al gradino successivo: la formula di pagamento veloce permette, per una cifra sotto i trenta euro, di evitare l’inserimento della carta nel pos, senza digitare il pin, avvicinando la tessera al “telecomando” del commerciante.
I miracoli del wireless, l’assenza di fili, velocità e comodità per tutti. Code più snelle e clienti più felici di non dover ricordare sempre codici, pulire bande magnetiche o sperare che il chip venga letto. Tutto bello e perfetto. Ma i disguidi non mancano ed ecco l’applicazione che consente di commettere un reato.
I malviventi si aggirano per strada, tranquilli, in modo anonimo. Non cercano neppure l’approccio.
Vanno in giro con un pos mobile, di quelli utilizzati anche dai benzinai, o ai parcheggi dello stadio. Non servono fili.
Sullo schermo un pagamento pre impostato, di solito di 25 euro. Di poco sotto la soglia, ma comunque importante. Si avvicinano a borse o tasche con portafogli, basta il contatto, lieve e impercettibile se fatto in un luogo affollato. E il gioco è fatto. Il pagamento avviene nella totale inconsapevolezza del malcapitato.
La tessera non è clonata, la truffa finisce lì e non ci sono ulteriori ripercussioni, se non il furto di 25 euro.
Una cifra che può anche passare inosservata se uno non presta particolare attenzione.
La diffusione di questa pratica ha già spinto a correre ai ripari. È possibile acquistare dei porta tessera specializzati, che isolano il bancomat di ultima generazione, obbligando il proprietario a estrarlo da questa custodia per poterlo utilizzare.
Uno strumento che fa perdere un pizzico di comodità, certo, ma evita di diventare vittime dell’ennesima truffa.
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