LA POLITICA
Dopo il sonno, il Tea Party
Partito Repubblicano: varo il 2 giugno a Milano. Con Marco Reguzzoni
Non chiamatelo partito. Premessa indispensabile per mettere subito a punto ciò che sta per nascere su iniziativa di Marco Reguzzoni («Ma io sono solo uno dei tanti») , già capogruppo alla Camera per la Lega Nord, già enfant prodige della politica varesina, già pupillo di Umberto Bossi, già tante altre cose che, a un certo punto, parevano essersi dissolte nel marasma generale di un sistema partitico avvitatosi su se stesso.
Reguzzoni giù dalla scena? Ma neanche per un momento.
Infatti, eccolo riemergere con una proposta che il prossimo 2 giugno (data simbolica) prenderà forma al teatro Nuovo di Milano.
Si tratta dell'avvio di un movimento (ribadiamo, non un partito) che tende a raggruppare le tante "anime" del centrodestra, per formare una aggregazione sul modello dei Tea Party statunitensi, che fiancheggiano i repubblicani.
Un rassemblement di coloro che sono conservatori nei valori, ma liberisti in economia. Non a caso, il nome Silvio Berlusconi: via i partiti, tutti assieme sotto un unico ombrello, ciascuno con la propria storia, identità e dignità, tutti con un solo obiettivo. Né più né meno la sintesi del comizio che l'ex Cavaliere ha tenuto lunedì 18 maggio a Saronno. Solo che egli non pare sia della partita, quanto meno ufficialmente.
Benché si sa che i contatti tra lui e Reguzzoni siano piuttosto intensi e non da ieri. Ma si capisce che soltanto l'ombra del Berlusca rischia di essere ingombrante in funzione di un'ipotesi che guarda al rinnovamento e al superamento delle primogeniture, dei personalismi, delle leadership e delle appartenenze in senso stretto.
«Da noi si faranno le primarie», si lascia sfuggire Reguzzoni, avvertendo che sulla democrazia interna non si transigerà. E che le attuali dinamiche gerarchiche di alcuni partiti non troveranno mai spazio tra i Repubblicani. La parola d'ordine è però: includere. Tutti dentro, da Forza Italia alla Lega Nord. Operazione ambiziosa, difficile, per certi aspetti quasi una missione impossibile.
«Ma anche l'unica soluzione per non restare perennemente all'opposizione». Dichiarazione che, tradotta, può anche significare un'altra cosa: se non ci si unisce non si conterà più nulla. Sempre che siano disposti, i gruppi del centrodestra, a fare un passo indietro. A ricostruire un'immagine meno autonoma e che, pur conservando ciascuno le proprie radici, siano disposti a concorrere a un'unica formazione rinunciando a un briciolo del loro vero o presunto potere. Più che i Tea Party americani ci viene in mente la Democrazia cristiana, mille correnti, un solo imperativo: governare.
"Il sonno è finito, apriamo le danze" annunciava un comunicato diffuso dal movimento Svegliati Centrodestra, che partecipa all'iniziativa. Slogan che non ha bisogno di esemplificazioni, ci pare di capire. Slogan che sta suscitando interesse, a quanto dicono. Da Roma avrebbe aderito, per esempio, Nunzia Di Girolamo, ex ministro e capogruppo di Ncd prima di Maurizio Lupi. Dal Varesotto ha manifestato la propria attenzione ai Repubblicani Gigi Farioli, sindaco di Busto Arsizio, la città di Marco Reguzzoni. Altre adesioni sono in arrivo. Insomma, è solo l'inizio. Ed è la testimonianza di come il centrodestra stia cercando strade percorribili per non annullarsi nel dedalo di ideologie e posizioni che non acchiappano più. A meno che non si trovi, e al più presto, una sintesi affidabile e spendibile per i tanti, tantissimi moderati italiani che hanno perduto un chiaro approdo elettorale.
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