Albania-Serbia
Elbasan blindata per Albania-Serbia, partita ad alta tensione
Non è solo calcio. All'andata drone sullo stadio scatenò la rissa
Roma, 8 ott. (askanews) - Più di 1.500 agenti, 400 guardie di sicurezza private, oltre 100 membri della Guardia nazionale, i servizi segreti. E poi, ancora, attività commerciali chiuse, rigidi controlli, intere aree isolate e interdette al traffico. Ci si prepara al peggio a Elbasan, in Albania. O meglio, si tenta di evitarlo. E tutto per una partita di calcio, ma di quelle che travalicano il significato dell'evento sportivo. In palio, questa sera, non ci sono solo i tre punti per la qualificazione alla fase finale degli Europei. Da una parte i padroni di casa, dall'altra la Serbia. Sullo sfondo un'annosa tensione politica che attinge motivazioni nell'odio razziale e, assai fresco, il ricordo degli incidenti della gara di andata.
Per l'Uefa è la partita più temuta e le avvisaglie della notte non hanno fatto dormire sonni tranquilli ad autorità sportive, policiche e della sicurezza. L'hotel che ha ospitato la nazionale serba a Tirana è stato isolato e blindato, ma questo non ha impedito ad alcuni facinorosi di lanciare pietre contro il bus utilizzato dai calciatori. La polizia albanese ha tentato di minimizzare l'episodio, parlando di "una piccola crepa rinvenuta nel bus", ma tanto è bastato per rendere ancora più elettrica questa vigilia. "Condanno l'atto di vandalismo compiuto dai supporter albanesi a Tirana. Per fortuna non ci sono state conseguenze, ma si è trattato di un fatto grave", ha subito rincarato il ministro per lo Sport serbo, Tomislav Karadzic.
Un appello alla calma è stato lanciato sulla sua pagina Facebook dal primo ministro albanese Edi Rama, che ha invitato i suoi concittadini a mostrare rispetto per l'avversario. Dentro e fuori dal campo. "Dobbiamo dare prova del fatto che siamo diversi, che sappiamo dare forte sostegno alla nostra squadra e allo stesso tempo rispettare i nostri rivali", ha spiegato. "In gioco c'è l'immagine del Paese", ha aggiunto.
Da parte sua, il primo ministro serbo Aleksandar Vucic non ha sciolto i dubbi sulla sua presenza allo stadio, nonostante l'invito del collega Rama. Ha detto di non essere preoccupato per la sua incolumità. Sono altre le valutazioni: "Ero d'accordo con il primo ministro albanese che sarei venuto. Ma adesso vedo che ha invitato anche Hashim Thaci (ministro degli Esteri del Kosovo) e altre persone. Non mi importa incontrare Thaci in alcune riunioni politiche, ma questa...".
Insomma, è una partita di calcio, ma nessuno sembra accorgersene. La squadra serba arriverà allo stadio con nove ore di anticipo: per l'occasione la strada che collega Tirana a Elbasan - 35 chilometri - sarà completamente chiusa al traffico. A fare il tifo per la Serbia, allo stadio, saranno solo in 70: si tratta di studenti che fanno parte di un programma bilaterale che promuove l'amicizia tra i due Paesi. L'obiettivo è impedire incidenti, prima, durante e dopo l'incontro.
Il ricordo della vergogna andata in scena lo scorso ottobre durante la gara di andata allo stadio del Partizan di Belgrado è ancora vivo. Un giovane albanese fece volare un drone sul campo di gioco con il simbolo della Grande Albania (che prevede tra i suoi confini anche il Kosovo). Scoppiò il finimondo: uno dei gioocatori serbi afferrò il vessillo, tentando di strapparlo. Gli avversari albanesi reagirono, l'ira dei tifosi si scatenò sugli spalti. Furono calci e pugni in mondovisione. La partita fu sospesa, il Tas (Tribunale arbitrale sportivo) diede ragione agli albanesi e sancì lo 0-3 a tavolino. Ma la sfida è proseguita su altri piani, verbale, diplomatico e politico. Fino ad oggi. Il fischio finale dell'arbitro chiuderà i giochi?
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