ATTENTATO
«Ero a Parigi: ho vissuto un incubo»
L’ex capo dei vigili Laddaga stava guidando un pullman con turisti cinesi
«Parigi era assediata dalle forze dell’ordine, c’erano agenti armati ovunque: ora che sono tornato, mi sembra di avere vissuto un incubo».
Atterrato in Italia venerdì, ha tirato un profondo sospiro di sollievo l’ex commissario di polizia locale Domenico Laddaga. Andato in pensione, adesso guida pullman turistici in tutta Europa e quando c’è stato l’ultimo attentato a Parigi, sugli Champs Elysées, si trovava proprio lì, fra l’Arco di Trionfo e la Defense: trasportava un gruppo di cinesi in visita alla città.
Sono stati momenti di panico quelli vissuti quando agenti di polizia e militari hanno fermato il traffico circostante: «Vedendo tutti quegli uomini armati di mitragliatori e gli elicotteri che volavano bassi, i cinesi sul pullman pensavano fossero terroristi e si sono messi a urlare - racconta Laddaga - Non è stato facile tranquillizzarli col capogruppo che faceva da traduttore: erano terrorizzati. Ma non potevo farli scendere: se avessi aperto le porte si sarebbero dispersi, come avremmo fatto a ritrovarli? Ho cercato di ristabilire la calma, spiegando che quelle erano le forze dell’ordine, che non dovevano temere nulla e che era necessario portarli tutti al sicuro in albergo».
Operazione possibile solo quando la polizia locale ha condotto il pullman verso la tangenziale esterna, incanalandolo con altri veicoli in direzioni diverse. Rivivendo quei terribili istanti, l’ex agente di Caronno parla di una città «In tensione costante, con la gente in preda alla paura, che temeva fosse successo qualcosa di grave ma non sapeva cosa. Io stesso, al volante del pullman, non capivo: quando mi hanno telefonato i miei amici e parenti per chiedermi se stessi bene, ho appreso che sapevano più loro vedendo le dirette televisive di me che mi trovavo proprio lì». Laddaga descrive un clima di grande tensione: «Polizia dappertutto, continui controlli soprattutto alle persone di colore, gente nervosa e impaurita. È come se la Francia fosse in guerra. Di certo i cinesi che erano con me, dopo questa brutta esperienza, non vorranno più sentire parlare di Parigi».
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