IL CASO
Espulso, torna. Via Spagna
La Procura apre un’inchiesta sul viaggio di un marocchino condannato per violenza sessuale
Un controllo come tanti, ma anche nei casi più complicati un pizzico di fortuna non guasta. E così, dopo l’arresto del cittadino marocchino di 42 anni che la sera di venerdì 18 agosto era stato fermato per caso sul Sempione, i carabinieri della compagnia di Legnano si sono ritrovati in mano una pista davvero interessante.
Una pista che la Procura della Repubblica di Milano ha deciso di approfondire, dando il via a un’inchiesta che si spera potrà fare luce su una delle rotte che i clandestini che arrivano dall’Africa seguono per entrare in Italia.
L’uomo era stato bloccato dai carabinieri della stazione di Nerviano durante un controllo sul territorio di Pogliano Milanese.
Viaggiava sul Sempione su un furgone insieme a un connazionale, non aveva documenti. Portato in caserma e identificato tramite le impronte digitali, a suo carico era risultata una condanna per violenza sessuale ai danni della figlia di otto anni.
L’uomo era stato espulso dall’Italia il 30 giugno 2016, quando caricato su un aereo era stato riportato a Rabat con una trentina di altri connazionali. Ma allora, che cosa ci faceva l’altra sera in Italia?
A raccontare quello che era successo dopo il 30 giugno è stato lo stesso quarantaduenne. Arrivato in Marocco, aveva subito trovato un posto su un gommone carico di migranti. Il 12 luglio 2016, neppure due settimane dopo l’espulsione, il gommone lo aveva scaricato insieme a decine di disperati sulle coste della Spagna.
Prima di rientrare in Italia l’uomo aveva deciso di lasciar passare qualche mese. Il tempo di organizzarsi, poi all’inizio del nuovo anno era riuscito a trovare il modo di evitare i controlli e era arrivato nel Milanese.
Lì era andato ad abitare in un appartamento di Baranzate, dove era rimasto fino a venerdì scorso, quando era salito su un furgone per aiutare un compaesano a spostare il mobiletto di una macchina per cucire Singer e i carabinieri del maresciallo capo Antonio Del Giudice lo avevano fermato al posto di blocco sulla Statale.
L’uomo era stato arrestato, poi durante l’interrogatorio di garanzia davanti al gip del tribunale di Milano ha cominciato a parlare. A grandi linee il suo racconto è chiaro, ma a questo punto i carabinieri e la Procura vogliono anche i dettagli.
Chi ha aiutato il quarantaduenne a trovare un posto sul gommone che lo ha portato in Spagna? Come ha fatto senza documenti ad attraversare mezza Europa e ad arrivare fino a Milano?
Domande che dopo la recente strage di Barcellona diventano ancora più interessanti, e alle quali la procura del capoluogo è decisa a dare risposte il prima possibile.
La collaborazione del marocchino, però, al momento pare essersi interrotta. Ha spiegato che in meno di due settimane era riuscito a tornare in Europa, ha accennato a qualcuno che avrebbe organizzato la traversata del Mediterraneo in gommone, per arrivare in Italia avrebbe viaggiato soprattutto in treno. Ma nomi non se ne ricorda, anzi, forse non li ha mai saputi. Agli inquirenti il difficile compito di ricostruire i tasselli mancanti del suo racconto.
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