I DATI DA PALAZZO ESTENSE
Famiglie omosessuali, poche unioni
Solo una ventina di riti civili celebrati a Varese a un anno dalla legge Cirinnà. In maggioranza gli uomini
Fra dibattito in Parlamento e sui media, le unioni civili di coppie omosessuali hanno rappresentato forse la “battaglia politica” giunta al termine di cui si è discusso maggiormente negli ultimi cinque anni. Eppure, dopo tutto il polverone che si è alzato, i dati dicono che sono pochi, almeno nella città di Varese, ad avere scelto di usufruire del nuovo diritto concesso dalla norma.
La legge Cirinnà è partita il 5 giugno 2016 e in sette mesi del 2016 si sono unite 14 coppie, 10 di uomini e 4 di donne. I dati sono forniti dall’ufficio Servizi demografici di Palazzo Estense, in cui si nota come l’entusiasmo iniziale si è però raffreddato nel 2017 dove, in un maggiore lasso di tempo, le unioni civili sono scese finora a 10 (7 uomini e 3 donne), mentre quelle prenotate e quindi da svolgere nei prossimi mesi sono 5 (4+1).
Paragonando i dati varesini con quelli nazionali si notano due aspetti. Primo: anche sotto il Campo dei Fiori sono soprattutto le coppie maschili a decidere di formalizzare il loro legame costituendo un’unione civile. La tendenza è netta e riguarda il 70% dei riti, contro il 30% di donne. La percentuale varesina al femminile è tuttavia superiore rispetto a quanto avviene nel resto d’Italia dove, nelle 21 città capoluogo delle regioni e delle province autonome, le unioni fra donne rappresentano il 22% del totale. Secondo: guardando i dati complessivi e paragonandoli agli ultimi registrati nelle città capoluogo italiane, vale a dire a fine gennaio 2017, Varese si colloca in una posizione di medio bassa classifica nazionale. Fra giugno 2016 e gennaio 2017, nel capoluogo prealpino si sono avute 12 unioni civili ogni 100.000 abitanti. Un numero nettamente inferiore rispetto alla città italiana in testa alla classifica (Milano con 37 unioni ogni 100.000 abitanti), ma molto più bassa anche rispetto a Bologna, Torino, Firenze e Trento. Varese è superata anche da Cagliari, Roma, Venezia, Ancona e supera soltanto Trieste, Napoli e gli altri capoluoghi regionali. Insomma: come avviene per il matrimonio tradizionale, le unioni fra omosessuali varesini non decollano.
«La situazione - dice Giovanni Boschini, presidente di Arcigay Varese - non mi sembra comunque molto dissimile dal 2016, considerando che l’anno non è ancora finito, senza dimenticare che i dati si riferiscono al solo capoluogo. In ogni caso, che siano poche o tante, l’essenziale è che sia stato garantito un diritto che prima era negato e che ognuno possa stabilire cosa è meglio per sé».
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