LA TRAGEDIA
«Fatima non merita tutto questo»
La disperazione di papà Omar per l’inaccettabile perdita del piccolo Nizar: «Non potrò più comprargli il gelato»
«E’ da quando siamo arrivati in questa casa che chiedo un intervento di Aler per le finestre: ho fatto domanda scritta due anni fa, sollecitando delle inferriate più alte, da subito avevamo detto che non c’era sicurezza per i bambini. Nessuno ci ha mai dato ascolto, così avevo appena contattato il fabbro, decidendo di fare i lavori anche senza permessi. Ma non c’è stato tempo. Ormai è tutto inutile, il mio Nizar non c’è più».
Papà Omar ha gli occhi verdi colmi di lacrime, non riesce a trattenerle pensando alla morte del figlio di 3 anni, arrampicatosi sulla balaustra della finestra e poi caduto in mezzo al cortile facendo un volo di dodici metri.
In casa, al terzo piano della palazzina Aler di via Beato Angelico, non vuole più salire, resta sotto all’ingresso della palazzina: «Io in quella casa non voglio metterci piede, non posso guardare dalla finestra. Ora tutto mi sembra inutile, anche il fatto che ci debbano dare una casa più grande».
Non c’è pace per l’uomo di origine marocchina, di una città a ottanta chilometri da Casablanca, che da 17 anni vive in Italia, da 10 anni è sposato con Fatima.
Ha studiato, è geometra ma fa il muratore. «Nizar era il mio cuore, la mia anima, tutto. Era un bambino meraviglioso: mi diceva “Papi, da grande voglio essere come te” e voleva sempre imitarmi, prendeva gli arnesi da lavoro tanto che avevamo dovuto comprargli anche un trapano per bambini». I ricordi sono struggenti, l’ultima uscita insieme mercoledì sera in bicicletta. «Eravamo scesi insieme, era felicissimo, quando siamo saliti ha fatto la doccia e poi mi ha chiesto di andare a prendere il gelato, ma ormai era troppo tardi. E poi ci siamo messi a dormire, lui sulla mia pancia. Stretti, come facevamo sempre. E poi quel gelato non ho più potuto comprarglielo», racconta mentre fa scorrere le fotografie scattate con il cellulare.
Non c’è pace per l’uomo, molto preoccupato anche per la moglie Fatima e per l’altra figlia. Riprende fiato: «Fatima non si meritava tutto questo: ora dobbiamo aiutarla. Lei che non lasciava mai solo Nizar, era preoccupata anche quando era a scuola. Era la sua ombra, tutti quelli che la conoscono sanno come è fatta: viveva per Nizar.Non possiamo accettare tutto questo».
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