Consumi
Filcams Cgil: in 8 anni consumi famiglie in calo del 6,3%
Cambiano strategie acquisto italiani, in forte aumento internet
Roma, 13 feb. (askanews) - Non si vede ancora una ripresa dei consumi. Nonostante un leggero miglioramento rispetto all'anno precedente, nel 2015 la spesa media mensile delle famiglie, anche senza considerare il calo del potere d'acquisto, resta ancora notevolmente inferiore ai livelli del 2008 (-6,3%) e a quelli di dieci anni prima (-2,9%). Rispetto al 2008, anno d'inizio della crisi economica, la spesa alimentare è diminuita complessivamente di quasi 17 euro, mentre quella non alimentare di 136 euro.
Ma oltre al valore medio della spesa negli ultimi 10 anni sono notevolmente cambiati anche gli standard e le modalita di consumo. Oggi si va alla ricerca del miglior prezzo rispetto alla qualità, si punta a fare scorte quando il prodotto è in offerta, acquistare prodotti di minore qualità nei discount o a prezzi scontati negli outlet, comprare articoli usati, ricorrere sempre più agli acquisti online. E' quanto emerge dal Rapporto 2015 "I consumi delle famiglie italiane" realizzato dalla Filcams Cgil,in collaborazione con la Fondazione di Vittorio e l'istituto Tecnè.
Solo un terzo delle famiglie non ha cambiato gli standard di consumo e solo poco più del 5% lo ha migliorato. Ma circa un quarto dei cittadini ne ha ridotto contemporaneamente quantità e qualità e un altro terzo ha ridotto solo la quantità. Internet è entrato nella quotidianità: il 30% dei consumatori naviga per cercare il miglior prezzo di vendita dei prodotti alimentari e il 63% di quelli non alimentari.
Per quanto riguarda gli orari dei punti vendita, emerge dal Rapporto che gli italiani prediligono l'orario continuato (55%), ma non le 24 ore di apertura (solo il 15%); mentre si dividono tra quanti vorrebbero l'apertura dell'esercizio 6 giorni su 7 (47%) e quanti 7 giorni su 7 (45%). La quasi totalità (93%) ritiene che in ogni caso i diritti dei lavoratori debbano essere garantiti.
La crisi, quindi, ha profondamente modificato le abitudini e i consumi. Si è troppo poco indagato sul fatto che otto anni è un periodo abbastanza lungo per consolidare cambiamenti duraturi sia qualitativi che quantitativi tra le persone.
Infatti, se si tornasse agli standard economici e di vita pre-crisi ben il 29% degli intervistati dichiara che non modificherebbe comunque i livelli e le modalità di spese attuali. Un dato di rilievo troppo spesso non tenuto nella giusta considerazione da chi sostiene che, finita la crisi, tutto tornerebbe come prima.
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