L’ASSEMBLEA
Frontalieri, aggravi in modo graduale
Vieri Ceriani, negoziatore con la Svizzera: «Fisco più pesante. L’accordo 1974 non regge più ma decidiamo noi cosa è equo. Trattativacomplessa»
«Difficile dire quanto aumenterà l’imposizione fiscale per i frontalieri: dipenderà da carico famigliare, reddito e da ogni caso personale. Ma l’aggravio fiscale non può essere scaricato in tempi brevi. C’è un regime di tassazione diverso fra Italia e Svizzera»: è stato chiaro Vieri Ceriani, davanti a un migliaio di frontalieri arrivati ad ascoltare le regole della nuova imposizione fiscale direttamente dal negoziatore del governo italiano con la Svizzera per il nuovo accordo bilaterale. I frontalieri devono rassegnarsi. L’esponente dello Stato e consigliere del ministro delle Finanze Pier Carlo Padoanè arrivato all’appuntamento organizzato dai sindacati rappresentati da Pancrazio Raimondo (segretario generale della Uil), Daniele Gazzolli (Cgil Lombardia) e Mirko Dolzadelli oltre ai sindacati elvetici Unia, Ocst e Sgb. Per le varie sigle la situazione è complessa ma per la prima volta sono «fiduciose che il governo italiano ascolti i temi molto tecnici e le peculiarità dei frontalieri accogliendo le nostre istanze». «Fra le proposte - dicono - c’è quella che il terzo pilastro diventi previdenza complementare riconosciuta e che possa essere detratta. I frontalieri non hanno ammortizzatori sociali e sono fondamentali per le comunità locali». Ceriani ha chiesto di «non buttare in caciara» la serata perché le trattative sono complesse. «Il regime fiscale aumenta: di quanto? Difficile dirlo. Dobbiamo renderci conto che l’accordo del 1974 non regge più, perché la controparte svizzera ci ha messo di fronte a un aut aut: o si cambia o si cancella. Lo scorso novembre, il senato svizzero ha respinto la proposta del Canton Ticino di cancellarlo ma lo ha fatto perché la trattativa era in corso. Nel 2011, il Ticino e Berna hanno sospeso il pagamento dei ristorni ai Comuni: un segnale preciso di insofferenza. Anche se proviamo a resistere, prima o poi la cancellazione dell’accordo passerà e questo vorrebbe dire che da un anno all’altro i Comuni non avrebbero ristorno e che i frontalieri diventeranno contribuenti anche in Italia. Lavoriamo per una soluzione diversa e graduale».
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