LA POLEMICA
Frontalieri: Lega contro Lega
«I ristorni mungono il Ticino». Accuse oltre confine all’assessore regionale Brianza
L’alleanza dei sindaci per «salvare i ristorni», lanciata nei giorni scorsi dall’assessore regionale lombardo Francesca Brianza, non è piaciuta alla Lega dei Ticinesi. Sul domenicale di partito, a firma del consigliere nazionale e deputato Lorenzo Quadri, è partita una serie di considerazioni volte a smontare alcune affermazioni dell’avvocato varesino che mercoledì scorso, a Luino, ha chiamato i sindaci a raccolta per una «federazione» utile a fare sentire la voce del territorio contro scelte della politica romana, accordo fiscale dei frontalieri in testa a tutto. Il messaggio “passato” in Ticino è stato invece questo: la politica regionale difende il vecchio accordo perché i ristorni sono troppo utili alle terre di frontiera – e si è in zona “Cesarini” elettoralmente parlando – quindi che nessuno tocchi i vecchi patti del 1974 che il Ticino ritiene penalizzanti per la loro terra. Ecco, questo è il primo punto che il direttore del giornale “Il Mattino della Domenica”, ha messo all’indice dopo aver letto le cronache dell’incontro luinese e comasco. Ci sono poi le frasi riportate nel comunicato stampa emesso dalla Regione Lombardia, in cui l’assessore Brianza ritiene i ristorni «linfa vitale per i Comuni, per le province e le Comunità montane, difficile immaginare di non ricevere in futuro queste risorse perché ciò causerebbe un impoverimento dei territori di frontiera senza precedenti». Il testo prosegue facendo riferimento al nuovo accordo fiscale con la Svizzera messo in campo dal Pd che non prevederebbe, secondo la politica varesina, la modalità di finanziamento fino ad oggi adottata con i ristorni. Se è vero come è vero che queste serate informative a Como e Varese, e questa «santa alleanza» di sindaci, si rivolgano più a Roma che a Bellinzona o Berna, è altrettanto vero che il deputato leghista ha avuto gioco facile per prendere la mira e affondare la penna in un tema da sempre caldo sulla frontiera. «Di palta – ha scritto il leghista - c’è davvero da rimanerci di palta. L’assessora candidamente ammette che l’aumento dei frontalieri è una manna per le regioni italiane di confine. Le quali sull’invasione del Ticino tramite libera circolazione delle persone ci campano. Allora, perché sforzarsi di creare opportunità lavorative nel Belpaese, quando è più conveniente approfittare dei posti di lavoro altrui?». Per Quadri, la colpa più grande di quello che definisce il patto d’acciaio tra i sindaci e che tale gruppo si occupa di «mungere i ristorni ai ticinesotti», invece di «creare occupazione sul territorio italiano». Ha obiettato sul fatto che i ristorni non «spettano di diritto» all’Italia e si è rammaricato che la Confederazione non si decida a bloccare questa misura. Insomma, ognuno, fa il leghista a casa propria ma certo il tema dei ristorni dei frontalieri è un nervo scoperto.
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