L’EVENTO
Duemilalibri, Veneziani riscopre il Vico «dimenticato»
Lo scrittore stasera a Gallarate: «E’ stato il più grande pensatore italiano»
Marcello Veneziani protagonista della serata odierna di venerdì 13 ottobre a Duemilalibri, al MaGa di Gallarate. Lo scrittore a presentato il volume ’Vico dei miracoli’. «Sono un bastian contrario. Vedendo come è stato completamente dimenticato Vico, ho trovato un motivo in più per dedicarmi a lui» ha detto Veneziani sul palco gallaratese. Aggiungendo che «Vico, a mio, parere, è il pensatore italiano più grande che abbiamo nella storia del pensiero». Domani sera è atteso a Duemilalibri il giornalista Aldo Cazzullo per presentare il suo libro sull’Impero romano: “Quando eravamo padroni del mondo”.
Qui di seguito l’intervista rilasciata da Marcello Veneziani alla Prealpina, alla vigilia della serata.
L’INTERVISTA ALLA PREALPINA
Pensare è verbo il cui etimo ha a che fare con la precisione del peso: il peso della realtà che ci attende oltre il nostro sguardo con una sterminata serie di provocazioni quotidiane e dal quale solo menti raffinate sanno trarre la tara, separando l’essenziale dal fuorviante.
Giovan Battista Vico (1668-1744), partenopeo di Spaccanapoli, è stato tra i più importanti mensores della realtà, al punto di essere diventato riferimento filosofico per le generazioni successive alla sua, basti pensare a un altro gigante del filosofare quale fu Benedetto Croce. Al contempo, però, è stato confinato in una sorta di damnatio memoriae, dovuta forse alla commistione del suo pensiero per così dire olistico, nel quale l’analisi dell’uomo non è mai disgiunta dall’idea di umanità e soprattutto nella quale ricordo e immaginazione - talenti oggi di scarsa rilevanza - giocano un ruolo fondamentale.
A riportare vita (complicata) e pensiero (luminoso) di Vico sulla bilancia orizzontale dell’analisi del reale, e dunque anche sul piano obliquo - a seconda di chi l’inquadra - della realtà stessa, è stato nei mesi scorsi un altro fine pensatore, ovvero Marcello Veneziani (nella foto accanto), stasera, alle 21, ospite di Duemilalibri, a Gallarate. Suo è infatti Vico dei miracoli (Rizzoli), omaggio al lascito vichiano, potente nell’evocazione letteraria e nella lectio che essa contiene.
Veneziani, partiamo dal titolo dell’incontro odierno: il potere della filosofia. Non le pare che il nichilismo derivato da materialismo e tecnocrazia, capisaldi del neocapitalismo, abbiano fissato il capolinea del pensiero?
«Ho dedicato una biografia a Vico, alla sua vita tormentata e al suo pensiero. Ripartire da Vico significa anche rispondere al tramonto del pensiero nella nostra epoca. Per Vico il pensiero è vivo se sono vivi i suoi legami con la poesia, il mito, la provvidenza e la storia. Invece nel corso della modernità la filosofia si è via via emancipata dalla fede, dal mito, dalla tradizione, dalla storia, fino a diventare un’isola».
Per Vico ogni essere umano è portatore del desiderio d’eternità, sotto l’ombrello della Provvidenza. Abbiamo abdicato a questo desiderio?
E quale significato può avere la Provvidenza in una fase storica in cui prende piede l’Intelligenza Artificiale.
«Abbiamo rimosso il naturale, razionale, inestirpabile desiderio d’eternità, ma abbiamo fatto di più: abbiamo abbandonato il nostro rapporto col passato, col futuro, col favoloso, piegandoci interamente al presente. Anche la predominante ideologia del progresso alla fine si è inchinata al predominio del presente. In Vico la Storia è un cammino a spirale, in cui c’è innovazione e ritorno, in forma di analogia; ma il cammino della Storia è per lui guidato da una mente superiore, la Provvidenza».
Lei crede nella Provvidenza?
«Al di là della fede, sul piano è importante ritenere che la storia abbia un senso e s’inserisca in un disegno, e non sia solo il frutto del caso o della cieca volontà umana».
Ciclicità della storia e spirale di conflitti attuali: se ne potrà mai uscire?
«La ciclicità della Storia che non è ripetizione, è una chiave di lettura. La speranza che possano finire i conflitti è pura illusione, non se ne uscirà mai finché resta l’umanità (che include perfino il Disumano)».
Perché il pensiero di Vico resta attuale e come può aiutarci a recuperare un pensiero più umano?
«Il pensiero di Vico apre la mente ad altri mondi: il mito, la fantasia creatrice, le origini divine ed eroiche dell’umanità, il valore della memoria unita all’immaginazione, l’importanza della tradizione e del sentire comune, l’importanza di connettere la ragione alla storia e alla realtà... Tanti spunti attualissimi».
Duemilalibri e polemiche: il Circolo gallaratese di Forza Italia ha chiesto le dimissioni del curatore della rassegna letteraria, Luigi Mascheroni, perché ha invitato Marco Travaglio, portatore di istanze da sempre avverse al cosiddetto berlusconismo. Come si può recuperare un’idea di politica orientata al rispetto del pensiero altrui?
«Sono sempre contrario ai veti, e quando c’è un’evidente partigianeria, la cosa più saggia è allargare gli spazi. Quindi non escludere ma bilanciare, prevedere altre voci dissonanti. Così in politica, bisogna accettare l’idea del conflitto, misurarsi con chi non la pensa come noi, accettare l’idea che qualcuno possa avere idee diverse, senza per questo essere balordo o criminale».
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