IL DOCUMENTO
Garibaldi, il Badola. E una location da film
Video storico sui segreti della piazza Vittorio Emanuele
Da quando la conosce, l’ha vista cambiare d’abito più volte. Ora che la curiosità di vederla terminata incalza, anche per Sara Pinto è arrivato il momento di cedere ai ricordi: da vent’anni gestisce il negozio di abbigliamento all’angolo di piazza Vittorio Emanuele, un tempo detta del Conte, di fianco al bar un tempo Antica Trattoria degli Angeli.
Sposata l’idea, lo Spazio Arte Carlo Farioli ha coinvolto quattro cultori di storia locale e ha fatto confezionare da SB Production e Icma Antonioni un video di una decina di minuti, presentato ieri sera, sabato 9 dicembre, nel complesso residenziale del Conte.
L’assessore alla cultura Manuela Maffioli ha ricordato come Busto, sesta città della Lombardia, guardi al mondo senza dimenticare la propria identità, esaltata da «una lodevole ricerca di materiale iconografico».
Gli interventi di Antonio Tosi detto Pedèla, Tiziano Riverso, Antonella Rabolini e Paolo Torresan sono intervallati da cartoline d’epoca e dipinti di Carlo Farioli, che dedicò le sue ultime energie a una collaborazione con Ginetto Grilli dal titolo: “Ul traslocu dul Munumentu ai Caduti daa Piaza dul Conti”.
La figlia Betty Farioli ha donato una copia all’assessore dopo avere allestito uno spazio di lato allo schermo con quadri a tema, sempre del padre.
La poesia di Ginetto è stata letta dal Pedèla, evocando figure legate in modo più o meno leggendario alla piazza: il feldmaresciallo Radetzky, Garibaldi, i conti, i marchesi e i due briganti Cardanen e Zifulen, per i quali fu montato il patibolo.
Sempre Pedèla ha riferito di quando nel 1958 arrivò il presidente della repubblica Giovanni Gronchi per inaugurare il monumento oggi in piazza Trento e com’era la piazza un tempo che in pochi possono ricordare.
«C’era la cabina telefonica piena di registri, poi lo Juventus Club, la merceria di tessuti del Ferrario detto Badola, l’edicola e pure un vespasiano».
In piazza, su un muro della villa oggi biblioteca e museo, c’è la lapide a Garibaldi: «Veniva per finanziare le sue imprese e rifornirsi del tessuto rosso per i Mille. Non fu l’unico. Anche Radetzky ci veniva per le sue truppe di bianco vestite e i piemontesi alla ricerca di pezzati blu. Insomma, a Busto è vero il detto latino: pecunia non olet. I dané van bene da chiunque li cacci», ha commentato il vignettista Riverso.
L’ex insegnante Rabolini ha ricordato come dalla piazza sia passato anche un altro monumento a forma di doppia colonna, dedicato ai combattenti del Risorgimento, oggi al parco Foscolo.
«Fu in piazza del Conte dal 1909. Prima stava al cimitero».
L’architetto Torresan s’è infine lamentato del fatto che i lavori della nuova residenza prossima a completamento non abbiano tenuto maggior conto di un recupero filologico, consegnando agli annali le balaustre in ferro battuto e altri fregi Liberty di valore. Non compare, ma anche Luigi Giavini ha messo del suo in quanto ad aneddoti.
Il video sarà proiettato durante le feste sullo schermo della pista del ghiaccio, mentre in comune ci si confronta sulla destinazione delle ex carceri austro-ungariche, che completeranno l’area.
«Stiamo facendo una riflessione. Sonderemo le esigenze della città. Di certo sarà un luogo di cultura, ma sono tante le idee e le proposte, anche da parte di mecenati che ci metterebbero del loro», ha concluso Maffioli senza aggiungere altro. Almeno per ora.
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