Siria
Gentiloni incontra Lavrov: Russia faccia pressioni su Assad
Il ministro: Russia e Usa dialoghino, sennò sarà ancora guerra
New York, 22 set. (askanews) - Per il ministro degli Esteri, Paolo Gentiloni, la situazione in Siria resta delicata, anche se si sta lavorando per trovare una via d'uscita dopo la fine del cessate il fuoco e il raid aereo sul convoglio umanitario dell'Onu. "Dal nostro punto di vista la via d'uscita è che Stati Uniti e Russia esercitino con maggiore decisione il loro ruolo nei confronti di chi sta in queste settimane sabotando la tregua - ha detto Gentiloni - e che le responsabilità principali sono state del regime di Assad e quindi la richiesta va soprattutto alla Russia che certamente può esercitare un'influenza su Assad". Gentiloni - all'uscita dal suo incontro bilaterale con il ministro degli Esteri russo, Sergey Lavrov, alle Nazioni Unite - sembra fiducioso sul fatto che ci sia ancora una opportunità.
"Ho ripetuto a Lavrov che l'Italia sin dall'inizio è stata tra pochi Paesi a valutare come potenzialità positiva la presenza della Russia nella crisi siriana, soprattutto per influenza moderatrice che Mosca può esercitare su Assad", ha detto il ministro, che ha ricordato come in realtà, fino all'epilogo degli ultimi giorni, nell'ultimo anno Washington e Mosca abbiano collaborato per cercare di risolvere la crisi del paese mediorientale. Gentiloni poi ha aggiunto: "Questo è il momento di esercitare l'influenza, altrimenti si chiudono gli spiragli e si torna alla guerra", anche se Lavrov, ha continuato Gentiloni, "ha detto che si continua a lavorare", mantenendo accesa la speranza.
Il capo della diplomazia italiana ha aggiunto che proprio oggi, nel pomeriggio, ci potrebbe essere un nuovo incontro ministeriale sulla Siria, in cui Russia e Usa potrebbero arrivare a un nuovo accordo, mettendo da parte le accuse reciproche. Tuttavia "non abbiamo alcuna garanzia", ha sottolineato il ministro. L'Italia potrà dunque avere il ruolo di facilitatore nel dialogo tra le due parti? Gentiloni frena. "Nessuno deve arrogarsi ruoli che non gli spettano in questo momento. L'Italia fa sua parte insieme ad altri sette otto paesi che hanno un ruolo importante, per dire una cosa semplice, che non possiamo permetterci di far riprendere la guerra".
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