DILETTANTI
Gironi rivoluzionati
Club sul piede di guerra, malumori in Lombardia ma il problema è a Roma. Tutti i calendari modificati sul sito www.prealpina.it
Tanto tuonò che piovve. Anzi, ci fu il diluvio. Di critiche principalmente. Il Comitato Regionale, a seguito dell’ufficializzazione del salto in D della Romanese, ha alla fine deciso giovedì 7 di ripescare chi doveva essere ripescato finendo però per scontentare tutti gli altri.
Sacrosanta la scelta di soddisfare la volontà dei club interessati al salto di categoria, un po’ meno quella di concepire gironi dispari, con i soliti indigesti turni di riposo e infrasettimanali, pur mantenendo saggiamente bloccato a 3 il numero delle retrocessioni.
Andiamo con ordine: in Eccellenza arriva l’Alcione, piazzato nel girone A che diventa a 17 squadre; idem come sopra il gruppo A di Promozione che “guadagna” la Belfortese, mentre la Prima Categoria varesina scende a 15 (le retrocessioni dovrebbero essere solo due ma riguardo a questo il Crl ufficializzerà la decisione in settimana). Novità anche per la Terza Categoria varesina, visto che il nuovo calendario di Promozione è andato a cozzare con l’utilizzo del campo del Bosto e per evitare la sovrapposizione con le gare della Belfortese si è resa necessaria l’inversione delle gare del Bosto stesso con quelle della Casmo.
Giusto? Sbagliato? A giudicare dal ribollire dei telefoni e dai commenti nelle chat di whatsapp dei gironi coinvolti, l’apprezzamento è ai minimi storici, anzi. Si va da considerazioni logistiche sacrosante (“Abbiamo già organizzato tre pullman di tifosi e ora dobbiamo annullare tutto”) a commenti più piccati (“È la repubblica delle banane”). Esistono però dei retroscena che non vanno sottovalutati: la scelta di gironi dispari è stata obbligata dal rifiuto, da parte di alcune società, di cambiare girone e questo ha finito, per motivi tecnici, per rendere inevitabile pure la rielaborazione dei calendari.
Dove sta quindi la ragione e dove il torto? Verrebbe da dire a metà strada ma forse è più sensato affermare che si tratta di una guerra tra poveri, nella quale ci mettiamo pure noi giornalisti che questa realtà seguiamo da una vita. Il Crl va difeso quando fa scelte giuste e criticato quando sbaglia e secondo noi in questo caso una minore permissività nei confronti dei club che si sono messi di traverso sarebbe stata doverosa.
Bisogna però anche evitare di guardare il dito anziché la luna.
La verità è che la catastrofica gestione del calcio a livello nazionale causa ripercussioni sempre più drammatiche ai piani sottostanti, un problema che gli stessi comitati regionali prima o poi dovranno porsi, si spera in modo collegiale. Ci troviamo sempre più in una moderna “antica Roma” nella quale i “plebei”, ovvero i dilettanti (società ma pure dirigenti federali) sono costretti a pagare sulla propria pelle le conseguenze delle guerre tra “patrizi”.
Non è accettabile arrivare nel marasma più totale a tre giorni dall’inizio dei campionati regionali che coinvolgono migliaia di atleti, e a Serie D già iniziata, solo e soltanto a causa di duelli rusticani tra leghe, federazioni e organi di giustizia che s’incistano sulle virgole di regolamenti palesemente inadeguati. Il tutto poi risolto con un imbarazzante “volemose bene” confermato dalle curiose motivazioni che hanno portato al passo indietro sul paventato ricorso contro il ripescaggio della Romanese: “appare preminente dar corso all’attività agonistica”... Un the show must go on sconcertante dopo settimane di balletti.
Forse è il momento di ammettere che ad essere inadeguati sono proprio coloro che questi regolamenti devono scriverli e gestirli con gli inevitabili danni tutt’altro che collaterali.
Nerone finì per bruciarla Roma, ma la sensazione è, qui ai confini dell’impero, che a salvarsi sia solo Roma e a bruciare debbano essere sempre tutti gli altri.
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