Grecia
Grecia, e se la salvezza arrivasse dalla Cina?
Malgrado crollo in borsa, Pechino segue interessata la crisi
Roma, 8 lug. (askanews) - La Grecia che flirta con Vladimir Putin - senza ottenere concrete promesse - ha un altro "pretendente"a Est che, volendo, potrebbe salvarla dal default senza dover fare troppo i conti: la Cina, da anni laboriosa presenza nel porto del Pireo e interessata a fare della penisola ellenica un suo hub commerciale proiettato sull'intera Europa. La teoria di un possibile salvataggio cinese per la Grecia trova molti adepti nei think tank americani e relativi siti di analisi geopolitica. Convinti che il Dragone, pur concentrato in questi giorni a cercare di far rientrare le turbolenze in borsa, in realtà non perde di vista nemmeno per un attimo la saga del negoziato tra il governo di Alexis Tsipras e i creditori internazionali. La Grecia è infatti il principale punto di approdo nel Mediterraneo di un faraonico progetto lanciato nel 2013 e approvata quest'anno, su cui il presidente Xi Jinping punta molto, la strategia battezzata "Una cintura, una strada" che prevede una rotta via terra fino a Istanbul, Mosca e la Germania, (la Silk Road Economic Belt) e una marittima (21th Century Maritime Silk Route) fino all'Adriatico, appunto, Atene e Venezia. E nella capitale greca i cinesi hanno già avviato i lavori da tempo, aspettando il momento propizio per espandersi.
"La Cina potrebbe salvare la Grecia dalla rovina finanziaria?", si chiede, nel titolo, un'analisi pubblicata in questi giorni dall'autorevole rivista Foreign Policy. La risposta è "sì, anche se non è detto intenda farlo ora, certamente ne avrebbe tutto l'interesse". Con i suoi 4.000 miliardi di dollari in riserve valutarie e 21mila miliardi in risparmi, un bailout per la Grecia sarebbe poca cosa per le casse cinesi. Basti pensare che nel 2014 Pechino ha prestato solo all'America Latina qualcosa come 22 miliardi. Non è sufficiente avere soldi per volerli destinare al tentativo di rianimare l'economia greca, tuttavia l'Impero di Mezzo potrebbe essere seriamente tentato di dare una mano, certamente di mettersi in fila per le privatizzazioni che potranno venire con il piano di riforme greco.
Da anni la compagnia statale Cosco ha messo piede nel porto del Pireo, per cui ha firmato nel 2009 un primo accordo su 35 anni per operare su due terminal, un'intesa da 4,3 miliardi di euro a cui sono stati aggiunti 224 milioni nel 2013 per un centro di distribuzione e un collegamento alla ferrovia. Pechino non ha celato la propria delusione e "grande preoccupazione" quando, a inizio anno, le autorità greche hanno fatto marcia indietro sulla privatizzazione e il governo di Atene si è precipitato ad assicurare che "i diritti e gli interessi" cinesi già messi neri su bianco. Poi a maggio il progetto di vendere almeno il 51% del porto è stato rilanciato. I cinesi restano in prima fila. Anzi, hanno fatto sapere di voler finanziare anche la costruzione di una ferrovia che colleghi la Grecia all'Europa centrale.
Pochi giorni fa, in piena rottura tra Atene e l'Eurogruppo, Pechino ha fatto sapere di "credere che la Grecia possa restare nella zona euro" e qualcuno ha visto in questo raro commento dell'attualità su un altro continente una diretta dichiarazione di interesse. "Il rischio di sottoscrivere un bailout per la Grecia sarebbe notevole - riflette Foreign Policy nella sua analisi - ma il potenziale tornaconto politico sarebbe altrettanto consistente, soprattutto se dovesse essere la Cina a 'permettere' alla Grecia di restare nell'eurozona". Di fronte al Paese "salvatore" - è il ragionamento - non solo la Grecia, ma l'Ue dovrebbe mostrare una certa gratitudine, ad esempio in materia di sanzioni applicate dopo Tienamen o in termini di alleanze nel caso di una crisi regionale con la Cina coinvolta. Insomma "salvare la Grecia, ancora più dell'Argentina o del Venezuela, sarebbe una decisione politica, non finanziaria."
Va da sé che un intervento cinese non farebbe piacere agli Usa, tanto quanto vedrebbero come il fumo negli occhi un'iniziativa russa. E secondo vari osservatori americani la Casa Bianca spinge per una soluzione della crisi greca anche per evitare un'avanzata cinese nel Mediterraneo, oltre che per stoppare le manovre del Cremlino. In questi giorni a Ufa, proprio in Russia, si tiene il vertice dei Paesi emergenti del Brics (Brasile, Russia, India, Cina, Sudafrica). Vladimir Putin incontrerà il collega Xi Jing Ping: sul menù del loro ottavo incontro bilaterale figura anche la Grecia.
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