Grecia
Grecia, oggi sciopero generale contro riforma pensioni
Ieri si erano fermati i giornalisti
Atene, 3 feb. (askanews) - Dopo un giorno a dieta pesante di notizie - Niente tg, giornali radio e notizie online - oggi in Grecia è il gran giorno della prelude alla mobilitazione generale contro la riforma delle pensioni, il terzo sciopero generale contro il governo di sinistra di Atene, che toccherà anche i trasporti. Lo sciopero generale creerà disagi nei trasporti urbani e aerei interni, con 16 voli interni già annullati, mentre non sono assicurati i collegamenti via mare con le isole. Ospedali, scuole e servizi pubblici funzioneranno al rallentatore.
Lo sciopero riguarda anche le stazioni di servizio, che dovrebbero chiudere per 24 ore. Anche medici, avvocati, notai e ingegneri civili sono chiamati alla mobilitazione. Gli agricoltori, che da lunedì bloccano i principali valichi di confine con la Bulgaria e la Turchia e hanno inasprito i blocchi in atto dal 22 gennaio sulle principali autostrade, hanno anche annunciato che parteciperanno alle manifestazioni previste in tarda mattinata nel centro di Atene. Al primo corteo del Pame, fronte sindacale dell'opposizione comunista, seguirà quello principale di GSEE e Adedy.
La contestazione arriva mentre il governo di Alexis Tsipras tenta di chiudere con i creditori l'intesa sul progetto di riforma, che andrà a metà febbraio all'esame del parlamento, dove la maggioranza può contare su 153 seggi su 300. Secondo i media il quartetto dei rappresentanti delle istituzioni finanziarie, da lunedì di nuovo ad Atene, ha già espresso la sua opposizione all'aumento dei versamenti dei datori di lavoro (dell'uno per cento) e dei dipendenti (0,5%) in favore di un nuovo taglio agli assegni attuali, già ridotti una decina di volte dal 2011 a oggi.
Tra due fuochi, il governo Tsipras difende la riforma per salvare un sistema "all'orlo del collasso" ma non vuole tagliare le pensioni. Lo sciopero è il terzo da quando a luglio ha accettato di prorogare l'austerità per evitare l'uscita dal'eurozona, rinnegando le promesse di rottura del rigore che l'avevano portato al potere a gennaio 2015.
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