L'INTERVENTO
"I partigiani chiedano scusa"
Saluto romano al funerale e polemiche: la vedova di Fabio Castano s'idigna con l'Anpi. E ripete il gesto prima alla tumulazione
Ha dovuto subire il lutto della persona che amava (e che ama) in giovane età. Ha visto il suo Fabio spegnersi poco per volta, paralizzato su un letto come mai si sarebbe augurata dopo una vita tutta all’attacco. Ha respirato i suoi respiri che, giorno dopo giorno, si facevano più affannosi con tanta tristezza nel cuore ma con tanta forza per non fargli mancare mai nulla. Lei e il figlio Manuel hanno vissuto un dramma. Il peggior dramma. E mai si sarebbero aspettati di trovarsi di fronte a quella che definiscono, senza tanti giri di parole, «un’operazione indegna».
Ora Anna non ce la fa più. Sbotta. Chi la conosce sa che non è donna che si fa intimidire. Le piace guardare negli occhi l’avversario. Lo fa anche stavolta e si rivolge «a chi ha osato gettare fango sul funerale di Fabio»: «Questa gente deve chiedermi scusa», scandisce.
«Io e mio figlio siamo indignati». «Devono smetterla». Le parole si sciolgono in un pianto. Ma non sono lacrime di smarrimento. No, sono lacrime di amarezza e di rabbia, di fronte «a un’ingiustizia che tocca la mia famiglia e tutti quelli che vogliono bene a Fabio».
Il fatto è noto. Sabato 8 agosto, al termine del funerale dell’ex vicesindaco e personaggio della destra varesina Fabio Castano è stato chiamato da Checco Lattuada (consigliere comunale a Busto Arsizio) il «presente».
Gli amici hanno risposto nel modo che tutti sanno, cioè con il braccio teso. Pronto l’intervento dell’associazione partigiani sia con il presidente Michele Mascella sia con una lettera dell’Anpi provinciale firmata da Ester Maria De Tomasi in cui si dice chiaro e tondo che l’associazione «manifesta il suo sdegno di fronte al saluto romano che appartiene alla più terribile delle dittature capeggiate da Mussolini e da Hitler e che ha portato: discriminazioni, perdita d’identità della persona, sopraffazione, dolore, terrore e sangue».
Netta la presa di distanza, dunque, e l’appello alle istituzioni affinchè, ognuna per le proprie competenze, intervenga.
Ma Anna Russo ha la ferita ancora troppo aperta per non replicare colpo su colpo, colpita nel vivo di un dolore che non si può descrivere: «Basta con queste polemiche sterili e inutili. Lo sanno tutti che Fabio era un fascista e non lo ha mai nascosto. Ora cosa vogliono queste persone? Vogliono che tutti la pensino come loro? Vogliono dirci come dobbiamo fare un funerale? Sapete cosa rispondo? Mercoledì 11 agosto alle 14.30 sarò io in prima fila al cimitero con il braccio teso per dare a Fabio il saluto che lui stesse avrebbe voluto. E a chi la pensa diversamente dico una sola cosa: non ho paura delle mie idee che sono le stesse di mio marito e di figlio Manuel. Chi vuole può venire a casa mia, perchè io non mi nascondo dietro le polemiche o dietro le lettere mandate ai giornali. Io abito in via Checchi al numero 14 e venite a dirmi in faccia quello che ho letto. Vediamo se avete il coraggio. Io ringrazio ancora Checco e tutti gli amici per il saluto che hanno fatto a Fabio. Gli altri indegni che girino la faccia e mi chiedano scusa».
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