DANDY BOSINO
Il Califfo, camicia fuori e ben ritrovata “Night train”
È l’eterno dilemma estivo: dentro o fuori? Rigore o scioltezza? Chiariamo subito che il soggetto amletico è la camicia, attrice protagonista dello stile, capofila (in tutti i sensi) del vestire con un pizzico di gusto. Bene, ora ragioniamoci su. Sbottoniamoci nelle valutazioni. La camicia fuori dai pantaloni non conosce anni radiosi e anni bui, non vale a targhe alterne (semmai stagionali), prescinde dalla moda contingente. È o non è. Ti piace portarla così o non ci provi nemmeno sotto tortura.
Massima libertà di scelta dunque? Sì, anzi no. Dipende dal taglio, dalla lunghezza e dalla trama della camicia, ma soprattutto - mai dimenticarlo, meglio tatuarselo sul petto o sull’avambraccio - dalla personale disinvoltura, perché i vestiti parlano, dicono in tutte le lingue del mondo che tipo sei. E allora, infiliamoci qualche regoletta: se l’orlo (inferiore) è uniforme, dritto, la situazione è perfetta per uscire da descamisados; viceversa, con orli a onde, asimmetrici, si rischia la pacchianata. Lunghezza? Tenerla fuori non vuole dire uscire in vestaglia o in tunica. Occhio alle misure. La trama: se il capo è di eleganza sopraffina o sartoriale, magari con iniziali ricamate, è consigliabile dentro ai pantaloni; le fiorate, hawaiane o stampate fantasia sono concepite invece per utilizzi sbarazzini, sopra a tutto il resto. Età e corporatura incidono? L’età forse no, almeno nei contesti estivi informali, mentre il girovita sì e in questo caso a favore dei diversamente snelli, ai quali la camicia fuori non comporta complicazioni, ma solo vantaggi estetici. Scusi, mi può fare un esempio concreto, un personaggio da camicia fuori forever? Non mi viene così due piedi (e in due maniche). Chiedo un aiuto. «Er Califfo». Già. Franco Califano, in ordine sparso cantautore, attore, produttore discografico e playboy. I suoi concerti e più in generale le sue estati romane sono stati caratterizzati dalla camicia - prevalentemente bianca, spesso di lino e con collo alla coreana - fuori dai pantaloni. Il Califfo, scomparso nel 2013 all’età di 75 anni, voce unica, timbro da cantata dopo un pacchetto di sigarette e quattro whisky a colazione, ha fatto parlare di sé anche per vicissitudini giudiziarie, ma questo non ha scalfito il suo originale look e la sua proverbiale capacità di seduzione. «Ho avuto 1.500 donne, anzi mi correggo: 1.700». Ammazzate, come direbbe lui (e noi comuni mortali cancellando i due zeri finali). La copertina dell’album “Tuo Califano”, che lo ritrae a bordo di una Jaguar decappottabile. è strepitosa. Una precisazione: qui celebriamo il personaggio, il suo look, il suo fascino maledetto e non la sua musica sulla quale il giudizio è soggettivo. Lo ricordiamo quindi con la camicia fuori dal tramonto all’alba. «Tutto il resto è noia». Canzone finale? Troppo facile, troppo tutto pescarne una del Califfo. E allora, ripieghiamo su un concetto che gli era caro: la notte. Ho bisogno di un altro aiuto. Un caro amico mi butta lì “Night train” di Steve Winwood (già dei Traffic). È perfetta, non l’ascoltavo da un secolo. Bentornata. Ti aspettavo.
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