L’OMICIDIO
Il marito era sempre sulla chat
Diana sospettava da tre mesi che Muhamed la tradisse. Domenica la conferma
Era una chat dal contenuto piuttosto intimo quella che Diana, domenica scorsa, trovò nel cellulare del marito Muhamed Vrapi. Così si spiega la reazione estrema, la decisione irrevocabile di andarsene di casa. E di rivolgersi a un avvocato per avviare le pratiche della separazione.
Ieri mattina, durante l’interrogatorio davanti al gip Luisa Bovitutti, il sessantaduenne non ha negato le sue responsabilità, anche dal punto di vista morale. Un tradimento virtuale con una ex di 45 anni prima, scaturito forse dalla crisi che da qualche anno attraversava la coppia: questo l’attrito che è sfociato in tragedia. Del resto erano almeno tre mesi che l’uomo viveva attaccato al cellulare, come gli adolescenti, e il suo comportamento aveva insospettito tutti in famiglia. Quando Diana ha capito perché gli occhi di Muhamed fossero sempre incollati al display, non gli ha dato neppure il tempo di arrabattare una giustificazione. In pochi minuti ha raccolto le sue cose e se ne è andata, per fare poi ritorno lunedì con i tre figli per una riunione di famiglia. Femmine in una stanza, maschi nell’altra, avevano concluso tutti per un addio indolore e civile. «Ma non tornare là da sola», le aveva suggerito il maggiore dei tre ragazzi. Invece Diana mercoledì è andata nella villetta di via Goito convinta di non correre alcun rischio. Muhamed ha provato a tornare sull’argomento ma lei, irremovibile e ferita nell’orgoglio, gli ha risposto che il legale avrebbe pensato a tutto. «Non ci ho visto più - ha ammesso il sessantaduenne - Io la amavo, non potevo nemmeno pensare di perderla, lei era mia». Così ha afferrato un coltello da cucina e le ha inferto un primo colpo sul fianco. «Poi non ricordo altro», ha spiegato al giudice, difeso dall’avvocato Nicola Ronzoni. A quanto pare la cinquantaduenne avrebbe provato a sottrarsi alla furia del coniuge scappando in un’altra stanza.
Ma è caduta subito a terra e l’uomo ha infierito con almeno venti coltellate. Ora piange disperato, anche durante l’interrogatorio non ha risparmiato lacrime, lacrime sincere di smarrimento perché sa che la sua vita è finita, che i suoi affetti sono persi per sempre (non ha nemmeno voluto cercare contatti con i figli attraverso l’avvocato Ronzoni perché consapevole della portata del suo gesto). In carcere da mercoledì sera, non ha ancora toccato cibo. È in cella di isolamento, sorvegliato a vista dalla polizia penitenziaria e sedato dai farmaci.
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