LA PRIMA
Il poema sinfonico di Gottardello
Immaginate un grande poema sinfonico per orchestra, due cori, soprano, pianoforte e organo sui modelli ottocenteschi di Richard Strauss, César Franck e Gustav Mahler. Immaginatelo dedicato al Campo dei Fiori. Un affresco sonoro in cui cogliere i profili, le atmosfere e il respiro della montagna che da sempre è nel cuore di ogni varesino. E non solo.
Il compositore è il varesino Andrea Gottardello e varesini sono la quasi totalità degli interpreti. Ci sono il pianista Roberto Plano, il giovane soprano Mariachiara Cavinato e il direttore d’orchestra Riccardo Bianchi, alla guida dell’Orchestra Nuova Cameristica di Milano, del coro femminile Thelys, di Ternate, e del coro Città di Luino. All’organo lo stesso Gottardello ed in orchestra, come solisti, altri due varesini, il fagottista Michele Colombo ed il cornista Antonio Palumbo.
Un vero e proprio esercito musicale, un’impressionante dispiego di forze per una serata attesa da settimane, patrocinata da Lions Club Varisium, dal Parco Regionale Campo dei Fiori e sostenuta dal Comune di Varese. L’appuntamento per la prima esecuzione assoluta del poema sinfonico «Una notte a Punta di Mezzo» è fissato a sabato 28 maggio alle ore 21 nella basilica di San Vittore. Sarà un concerto a ingresso libero e sarà quasi con certezza un tutto esaurito: difficile immaginare un modo più entusiasmante per celebrare i duecento anni dell’elevazione di Varese a Città.
Andrea Gottardello, che cosa è «Una notte a Punta di Mezzo».
«È un poema sinfonico dedicato al Campo dei Fiori, in cinque movimenti. Descrive una notte immaginaria anche se in parte vera, perché al Campo dei Fiori ho passato tante notti, a leggere e a passeggiare. C’è un prologo ispirato alle immagini di un prato e di un sentiero sotto la luna. Poi uno Scherzo, che descrive una grotta, con il cadere delle gocce d’acqua, e una fuga di pipistrelli, quindi un grande recitativo (Visione - Ricordo di un amore perduto). Il quarto movimento è un temporale, mentre nell’ultimo descrivo il sorgere del sole attraverso una doppia fuga: si tratta di due fughe per archi che utilizzano lo stesso controsoggetto e lo stesso soggetto, l’una per moto retto l’altra per moto contrario, derivato dal tema principale del poema: è il mio doveroso omaggio alla più grande mente musicale di tutti tempi, quella di Johann Sebastian Bach».
Stilisticamente dove si colloca?
«Tra il tardo Ottocento e il primo Novecento, guardando a Franck, Mahler e Richard Strauss, senza dimenticare il primo Schönberg, quello di Verklärte Nacht per intenderci. Il mio è un linguaggio tonale, anche se molto cromatico. Non riesco a scrivere in stile dodecafonico!».
Come è nato il brano?
«L’ho scritto per me stesso, tre anni fa».
Senza una vera commissione?
«Riccardo Bianchi mi aveva chiesto un concerto per organo e orchestra in cui il solista, più che opporsi agli altri strumenti, si integrasse nel tessuto orchestrale. E così ho cominciato. Poi la cosa ha preso forma, ho pensato di aggiungere un pianoforte e la voce di un soprano. Con il corno inglese e il fagotto a fare da narratori nei confronti dell’ascoltatore».
L’organo ha la stessa funzione che riveste nella «Sinfonia n. 3» di Saint-Saëns?
«Non proprio in realtà, perché nella Terzadi Saint-Saëns i flauti e i clarinetti nell’orchestra interferiscono con le sonorità dell’organo: per questo motivo ho preferito eliminarli. Diciamo che il mio poema sinfonico, fatte le debite differenze, è una piccola Ottava di Mahler».
«La sinfonia dei Mille»!
«Sì. In basilica non saremo certo mille esecutori, ma saremo comunque molti, compresi i cori che cantano versi tratti da Virgilio e Orazio. Ho voluto fare un omaggio al poema sinfonico, come Ravel ha fatto un omaggio alla grande tradizione del valzer nel suo La valse».
Forse è il caso di smettere di pensare che Varese sia, culturalmente, parlando una città di provincia…
«Infatti. In questa impresa siamo praticamente tutti varesini. È l’evento musicale più importante delle celebrazioni per i 200 anni e io sono orgoglioso dell’onore che mi fa la città in cui sono nato permettendomi di presentare questa composizione. Devo ringraziare Riccardo Bianchi, che mi ha spronato nella composizione, e Roberto Plano, che nonostante i suoi impegni internazionali suonerà il 28 maggio. Devo anche ringraziare istituzioni come il Lions Club Varisium e infine il prevosto e Gabriele Conti, che mi hanno concesso san Vittore. Lo confesso, non sarei così orgoglioso se avessi potuto fare la stessa cosa a Parigi o a New York».
Sabato 28 maggio alle ore 21 a Varese, basilica di san Vittore, ingresso libero.
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