IL CASO
Il processo dei tifosi a Pro e Legnano
Squadre chiamate a rapporto dagli ultras dopo sconfitte o prove deludenti: ormai è una consuetudine Turotti: «Importante che si rimanga nei limiti della civiltà». Paolillo: «Questi confronti non mi piacciono»
Giocatori e allenatori a rapporto dai tifosi. Per giustificare una sconfitta o una prestazione deludente, per chiedere scusa, per promettere impegno e pronti riscatti. La scena si ripete ormai settimanalmente, in maniera quasi stucchevole. E non solo a livello professionistico. Ora accade anche in serie D: domenica è toccato a Pro Patria e Legnano, battute in casa rispettivamente da Monza e Chieri. Sette giorni prima i biancoblù erano già stati “bacchettati” dai loro sostenitori in coda al pareggio sul campo del Caravaggio. Ma qual è il senso di tutto ciò? Che cosa ne pensano le società? Si può parlare di “rapporto malato” tra squadra e club da una parte e tifoseria dall’altra?
QUI PRO PATRIA
Il d.s. biancoblù Sandro Turotti commenta così il faccia a faccia tra giocatori e ultras a fine partita. «L’importante è che si rimanga nei limiti della civiltà, e che i giocatori possano confrontarsi con la gente a testa alta, cioè sapendo di aver dato tutto in campo. Tutti dicono che son cose da non fare, però succedono. È giusto o no? Sono discorsi che lasciano il tempo che trovano. Io ai giocatori dico che quello che conta è sapere di aver dato tutto, poi nella vita chi fa, può sbagliare. Magari certi confronti andrebbero fatti il giorno dopo, ma questo non è possibile». Poi Turotti argomenta: «Normale che chi tifa una squadra importante come la Pro Patria sia esigente. Questo comporta delle pressioni notevoli, ma dobbiamo essere in grado di affrontarle: servono per crescere. Noi possiamo dire quello che vogliamo, ma il pubblico di una piazza blasonata come Busto inevitabilmente tenderà a chiedere qualcosa in più rispetto ad altre tifoserie: è fisiologico, non si può andare contro la Storia. L’importante è che le contestazioni restino nei limiti della civiltà».
Nessun dramma, insomma, anche perché, sottolinea Turotti «durante la partita il tifo non è mai mancato, quindi non c’è spazio per gli alibi, che peraltro non abbiamo mai cercato. Ora sta a noi smentire chi contesta. Il mio auspicio è che si lotti tutti insieme».
QUI LEGNANO
«A me i confronti tra tifosi e giocatori non piacciono». Non le manda a dire Gaetano Paolillo, patron del Legnano. Il confronto tra la squadra e i supporters lilla al termine della partita con il Chieri non è stato particolarmente gradito in società: «Queste cose non mi piacciono – spiega pacatamente Paolillo – perché i giocatori devono pensare a giocare e i tifosi devono starci vicino come hanno sempre fatto, in un momento di difficoltà come questo. Loro possono confrontarsi con me, sono io il primo responsabile della situazione e la persona con cui devono eventualmente parlare». E ancora: «I ragazzi sono i primi a essere dispiaciuti per il momento negativo. Io, poi, devo fare le mie valutazioni per capire come uscire da questa situazione e a come porre rimedio a quelli che possono essere stati i miei errori. I conti, comunque, si fanno alla fine». L’analisi del patron tocca diversi aspetti, tra cui quello dello striscione appeso in curva, “Giocatori e società portate rispetto per la nostra città”: «Io ho sempre avuto rispetto per la città e cerchiamo di dimostrarlo ogni giorno, creando una società seria e solida. È chi si disinteressa del Legnano che non ha rispetto».
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