NARRATIVA
"La vita di chi resta", il romanzo sul lutto che ha vinto il Premio Stresa
Matteo B. Bianchi si aggiudica il concorso letterario
È Matteo B. Bianchi con “La vita di chi resta” il vincitore del 36esimo premio Stresa di Narrativa. Ha prevalso per 7 voti su “Uvaspina” di Monica Acito, fermatasi a 21. Terzo, con 17 voti, Aldo Pomella con “Il dio disarmato”. Più distaccati Mario Drago (“Innamorato”, 10) e Alessandra Murreddu (“Azzardo”, 7). La targa speciale intitolata al primo vincitor e presidente della giuria dei critici, Gianfranco Lazzaro, è stata assegnata a Laura Cappellazzo per “La Brigata dei fiori selvatici”.
“La vita di chi resta” è l’elaborazione del lutto per il suicidio dell’ex compagno dello stesso Bianchi: «Di solito la narrativa racconta i suicidi, non si occupa di chi subisce la perdita. Pensavo di aver scritto un romanzo per un pubblico di nicchia. Invece ha avuto un successo che ha sorpreso anche l’editore (Mondadori, ndr). Fra i messaggi ricevuti m’ha colpito quello d una donna, che m’ha scritto: finalmente ho smesso di piangere». A stimolare i finalisti con le domande sono stati Andrea Tarabbia per bianchi che ha dovuto fare il doppio lavoro con Mureddu al posto dell’assente Daria Bignardi. A porre domande Emanuelle De Villepin. Con Pomella ha interloquito Orlando Perera.
“Uvaspina” è un affresco impietoso di una famiglia napoletana, “Innamorato” la storia di una giovinezza anni ‘80; “Il dio disarmato” cerca di penetrare nella mente di Aldo Moro dal rapimento alla morte; infine “Azzardo” racconta l’uscita dal tunnel della ludopatia della Mureddu.
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