CASTELLO DI LEGNANO
Il tango di Federica Fracassi
Debutta in anteprima nazionale a Legnano «Piazzolla… o no?», un reading dai versi del poeta uruguaiano Horacio Ferrer. La voce è quella Federica Fracassi, attrice sperimentale con diversi premi «pesanti» all’attivo (come un Ubu per la miglior attrice protagonista nel 2011, ex aequo con la Melato), che in provincia di Varese resta impressa per il ruolo della giornalista della «Prealpina» nel film «Il capitale umano», di Paolo Virzì (2013).
Il concerto-spettacolo, diretto da Alberto Oliva, è un omaggio ad Astor Piazzolla, morto 25 anni fa, il 4 luglio 1992, alle atmosfere nostalgiche e struggenti del tango avanguardista del raffinato bandoneonista e compositore di origini italiane, pugliese di Trani per parte di padre, toscano della Garfagnana per linea materna. Protagonista è l’Orquestra Minimal Alma de Flores composta da Piercarlo Sacco (violino), Stefano Zicari (piano), Franco Finocchiaro (contrabbasso), ospiti di chiusura della rassegna Scenaperta Estate. Abbiamo raggiunto Federica Fracassi mentre si trovava a Santarcangelo di Romagna, dove è andata in scena con la compagnia dei Motus.
Federica Fracassi, perché questo omaggio?
«È un progetto nato con Piercarlo Sacco. Lui e gli altri musicisti hanno conosciuto Ferrer prima che morisse (il 21 dicembre 2014, ndr), avevano già fatto dei concerti insieme per Piazzolla e ora avevano voglia di riproporli, tanto più che Ferrer non c’è più. La narrazione è dedicata al tango, al mondo di Piazzolla e al modo dei poeti di porsi nel mondo. La mia voce femminile crea un distacco rispetto a quella realtà, facendo da canto e controcanto ma sono i musicisti i veri protagonisti. Io stimo moltissimo i Flores del Alma. Finocchiaro, che conosceva meglio Ferrer, ha seguito la drammaturgia. La supervisione di Oliva è stata importante. A Legnano va in scena un’anteprima, dal 2018 vorremmo portare in giro lo spettacolo».
Il tango è passione pura, com’è la poesia di Ferrer?
«I suoi versi parlano della vita, del suo rapporto con il padre e la madre, della solitudine del poeta, ma anche del suo stile di vita bohémien (alcol, sigarette, donne) e di tango, ovviamente. Non è una poesia rarefatta, insomma, io non la amo… Lavora tanto sulle immagini (un fatto molto sudamericano) ed è molto ritmico: è questo che mi interessa, da attrice».
Qualche settimana fa è andata in scena una produzione molto speciale con i Motus.
«Raffiche, omaggio a Splendid’sdi Jean Genet. Un testo parallelo, con cast tutto al femminile, cosa che i titolari dei diritti non permettevano, nonostante Genet sia stato un maestro di transgender. È una versione nuova che si svolge nelle palestre, mentre di solito si fa negli hotel. Poi girerà più nei teatri».
Chissà che non vi accolga proprio Bignamini nel circuito Scenaperta, visto che spesso porta i suoi spettacoli al «teatro i» di Milano, da lei fondato con Renzo Martinelli. Come siete entrati in contatto per l’anteprima su Piazzolla?
«Perché no? È stato Alberto Oliva a fare da tramite».
Piazzolla fu un grande innovatore del tango, quanto emerge nel vostro spettacolo?
«Il carattere innovativo di Piazzolla è enorme. Noi conosciamo in generale le sue hit, ma il nostro progetto si intitola Piazzolla o no da un lp degli anni ‘60, che conteneva melodie strane, nate da una ricerca avanguardista sul tango».
Fa riflettere che a innovare una pietra miliare della cultura argentina come il tango, sia stato un immigrato (di origini italiane). Come se un marocchino o un albanese avessero inventato una nuova ricetta del risotto giallo con l’ossobuco, per citare la tradizione milanese cui lei appartiene.
«Lui si è posto da outsider, ha portato avanti una ricerca anche grazie al sodalizio con il suo amico poeta. I grandi sono così, per me, umili e aperti. Del resto però quella era la sua patria, lui si sentiva di casa lì».
Proprio Pippo Delbono, grande girovago di luoghi ed emozioni, ci aveva detto che casa è dove ci si sente a casa. La sua dov’è?
«Sì, dipende da dove si vuole sentire di appartenere, dove si vuole mettere radici, dove si è più stimolati: per alcuni è il mondo. La mia casa è a Milano, non ho mai avuto l’esigenza di andarmene: il mondo intero mi chiama, adoro viaggiare, ma poi torno, anche se mi ritengo indipendente dal mio paese (Cornaredo, ndr). È un fatto legato al mio mestiere di attore: mi alimenta e mi stimola incontrare persone e luoghi diversi».
«Piazzolla… o no?» con Federica Fracassi - Mercoledì 26 luglio al Castello visconteo di Legnano, ore 21, gratuito, 329.7775140.
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