L'INTERVISTA
"Il Varese è vivo, questo era importante"
Nicola Laurenza parla alla vigilia dell'annuncio del nuovo assetto societario: lascia la proprietà ma rimane nel club ("ero e sono prima di tutto un tifoso") con una piccola quota e come sponsor del settore giovanile
Torna a parlare dopo cinque mesi. In febbraio aveva annunciato in lacrime la sua uscita di scena. Ora sceglie La Prealpina per delineare i contorni della svolta e svelare il suo nuovo ruolo: non è più il patron, però non abbandona il Varese. Nicola Laurenza resta in seno al club di via Manin come azionista di minoranza (con una quota simbolica: il 3 per cento) e soprattutto come sponsor del settore giovanile. Dunque il marchio "Oro in Euro" sosterrà il vivaio biancorosso: accordo quinquennale. L’ex presidente, dopo la ricapitalizzazione e nell’imminenza della presentazione ufficiale del nuovo massimo dirigente, sceglie la nostra redazione centrale di via Tamagno per aprirsi e raccontare tutte le sue verità. Nel bene e nel male. Ed appare finalmente sereno.
"Sono contentissimo perché ritengo un’impresa aver garantito la vita e la continuità del Varese. Spesso si dimentica che una squadra nelle categorie professionistiche è una Spa, dunque una vera azienda, con tanti dipendenti, con le loro famiglie, e con l’indotto che gravita attorno a realtà di questa portata, dipendenti e fornitori. La trasparenza è sempre stata la nostra arma, sin dal giugno dello scorso anno, quando facendo coming out dichiarammo l’ammontare dei debiti. Per mesi abbiamo rischiato il peggio, ma grazie a Dio ora è spuntata l’alba, vediamo il sole, la notte di burrasca è passata ed ora il mare è sereno".
La nuova compagine societaria verrà presentata martedì prossimo, al massimo mercoledì. Ma come si è arrivati al passaggio del testimone?
"Ho continuato a lavorare dietro le quinte e mi scuso con i tifosi. Nei mesi seguiti alle dimissioni mi sono arrivati messaggi ed e-mail, oltre a decine di chiamate perché in tanti mi hanno apprezzato e mi apprezzano. Però dovevo lavorare nell’ombra, sulla mia pelle avevo capito che era l’unica strada possibile. In effetti la trattativa era partita un anno fa ma si era arenata. Poi è ripartita un paio di mesi fa e Giuseppe D’Aniello (il direttore generale - ndr) ha fatto da collante tra le parti".
Nuova compagine societaria ma non senza Laurenza: "Rimango e ne sono contento. Nasco come tifoso del Varese, ne divento sponsor, poi proprietario e presidente. Ero disposto a mettermi da parte, ma mi sarebbe dispiaciuto. Avevamo in ballo tre piste importanti, questa mi ha permesso di rimanere con una piccola quota e con qualcosa che mi piace, cioè il sostegno al settore giovanile. In sette anni di avventura biancorossa ho investito quasi 8 milioni di euro: uscirne avrebbe vanificato tutti gli investimenti fatti. Invece così continuerò a sostenere i veri valori del pallone, mentre tante logiche del calcio degli adulti non mi sono piaciute, quindi preferisco prendere le distanze investendo nella parte più sana di questo sport, sui ragazzini, sui quali si può ancora lavorare per educarli ai giusti valori della vita".
Ha imparato tanto ed ha speso tantissimo... "Ed ho forse sbagliato ancor di più, ma mi assumo ogni responsabilità, per gli errori commessi da me e dalle persone scelte da me. Però non è giusto chiamare fallimento una retrocessione: il calcio è uno sport, si può vincere e si può perdere. Non siamo falliti né morti, siamo retrocessi ma siamo ancora tra i professionisti e saremo l’unica realtà della provincia a tale livello. Si cade ma l’importante è trovare la forza di rialzarsi. Si tornerà a gioire per nuove vittorie e si piangerà per altre sconfitte, si tornerà in B e magari si arriverà in A".
Dunque, quale messaggio lascia alla piazza? "Lasciate ai nuovi dirigenti il tempo di insediarsi, di far proprie le logiche di un’azienda particolare come un club di calcio professionistico. Sappiate accettare i loro errori, perché anch’essi come me sono mossi da buone intenzioni. Ed anche da qualche ambizione che per loro è fondamentale. Del resto hanno scelto Varese perché ho portato avanti il progeto infrastrutturale. Infatti dallo studio di fattibilità stiamo passando al progetto preliminare su area precisa (alle Fontanelle - ndr). Il via ai lavori? Entro 24 mesi. Ed è il mio più grande rimpianto non aver avuto i capitali per portare a compimento il nuovo stadio da solo".
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