SANITÀ
Intervento sbagliato, risarcita
Rimasta deturpata dopo un tumore al seno: il giudice stabilisce danno da 200mila euro
Le deturparono il seno in conseguenza di un intervento oncologico: la paziente ha fatto causa alla Multimedica e l’ha vinta. Nei giorni scorsi il giudice civile ha riconosciuto la colpa dello staff medico e un risarcimento di circa 200mila euro. La vicenda risale al 2009, quando la donna, a causa di un tumore maligno al seno, venne sottoposta a doppio intervento chirurgico: il primo di asportazione della mammella destra (una mastectomia) ed il secondo di ricostruzione mammaria destra con lembo miocutaneo – prelevato dalla schiena - e protesi. «Una ricostruzione», sottolineano gli avvocati della paziente Chiara Tacchi e Mirko Tosini «la cui buona riuscita è fondamentale per il benessere psicofisico di una donna come la nostra assistita» che all’epoca aveva cinquant’anni. Purtroppo per la degente, il decorso postoperatorio veniva immediatamente caratterizzato da sofferenza ischemica (cioè totale assenza di afflusso di sangue) del lembo cutaneo. «Ciononostante, i sanitari continuavano ad effettuare semplici medicazioni, consentendo la necrosi dei tessuti», spiegano i legali. Il risultato dell’intervento e della gestione post-operatoria costrinse la cinquantenne a rivolgersi a una diversa struttura che, con intervento immediato e successive adeguate cure, riuscì a distanza a risolvere le complicanze imputabili alla precedente operazione». Ovviamente però il deturpamento è rimasto e molto evidente, dovuto alla necrosi dei tessuti e alla cicatrizzazione. La paziente, dopo anni di calvario psicologico e fisico, decise di affidarsi agli avvocati. Così è partito il caso, contattando il medico-legale per avere un parere preventivo circa eventuali responsabilità della struttura ospedaliera. Lo specialista confermò le presunte negligenze dei medici di Multimedica che, da un lato, avrebbero errato nella scelta della tipologia di intervento ricostruttivo da praticare, dall’altro lo avrebbero eseguito malamente e ancora non avrebbero correttamente seguito la paziente nella degenza post operatoria.
La perizia del medico-legale nominato dal tribunale ha confermato le censure mosse e la negligenza dell’ente. «Questo risultato ci rende molto felici - spiegano gli avvocati - la nostra assistita ha dovuto affrontare difficoltà legate non solo al danno biologico permanente subito: è stata lasciata dal marito, avendo le lesioni compromesso del tutto la loro intimità; ha incontrato le forti resistenze della compagnia di assicurazione, che prima dell’accertamento giudiziale le aveva offerto una somma nettamente inferiore a quanto accertato che, nonostante le notevoli difficoltà economiche, ha avuto il coraggio di rifiutare, ritenendola iniqua. Alla fine siamo però riusciti ad ottenere un risultato che non è importante soltanto come ristoro economico, ma soprattutto come riscatto morale».
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