«Io, musulmano integrato»
Si sente italiano, anzi gallaratese. Ma non rinnega la sua origine. Tutt’altro. «Ci torno ogni anno in Bangladesh, sento l’odore della mia terra». Mohammad Noor è nel nostro Paese da vent’anni. E’ arrivato qui con mezzi fortunosi (meglio non indagare troppo) e vi è rimasto. Ora abita in via Beccaria con moglie, figli e fratello. Ed è ormai un personaggio a Gallarate, dove negli anni ha aperto svariate attività. E attualmente è il titolare della rosticceria e del call center sotto i portici della stazione, oltre all’altro negozio in via Ivrea. Ma non è sempre stato così.
«Lavoravo alla forgia in una ditta a Solbiate Arno. Non mi sono mai fermato, mai una domenica, anche quattordici ore al giorno. Nessuno voleva stare alla forgia, tutti se ne andavano dopo qualche giorno. Ho resistito degli anni e ho messo da parte i soldi». Mohammad Noor dimostra con i fatti la voglia d’integrazione. La sua molla non sono i tanti discorsi che si sentono nelle cerimonie ufficiali sulla fratellanza tra i popoli, ma la necessità di guadagnare denaro per vivere, per mandarlo a casa e per sostenere la propria famiglia. Sulle tragedie degli ultimi giorni si limita a dire una sola cosa: «Qui a Gallarate non vedo diffidenza nei miei confronti come degli altri stranieri. La gente mi saluta e a chi mi chiede qualcosa, rispondo che mai nessuna religione ha fatto male alla gente».
La Lega? «Io non faccio differenza, parlo con tutti».
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