Terrorismo
Islamici italiani: contro il terrorismo faremo la nostra parte
La nostra religione è amore non odio, condanniamo la barbarie
Roma, 21 nov. (askanews) - "Noi dobbiamo fare la nostra parte come musulmani e come cittadini italiani ed europei per combattere e sconfiggere il terrorismo, dobbiamo rimanere uniti contro questo male assoluto". Lo dice Abdallah Redouane, segretario generale della Moschea di Roma, ricevuto oggi dalla presidente della Camera, Laura Boldrini, insieme agli altri rappresentanti delle comunità islamiche in Italia in vista della manifestazione organizzata a Roma 'Not in my name'.
"I terroristi vogliono parlare a nome dei musulmani ma non ci rappresentano - ha spiegato - vogliono parlare in nome dell'Islam ma noi non ci riconosciamo in questo Islam, Dio è amore non è morte. Grideremo questo pomeriggio la nostra rabbia e la nostra speranza di combattere il terrorismo".
Per Yahya Pallavicini, vicepresidente del Coreis è necessario "fare chiarezza e dare visibilità alla voce autentica" dell'Islam "rispetto a questa degenerazione" perchè "i musulmani onesti sono offesi e rischiano di restare ostaggio di questa rappresentazione della loro religione che invece è amore, giustizia, rispetto delle regole".
Sumaya Elhu dell'associazione delle donne musulmane in Italia ha sottolineato l'importanza di poter dare voce attraverso le istituzioni italiane al messaggio che "il terrorismo non ha religione e che condanniamo la barbarie compiuta in questi anni".
"Siamo italiani di fede islamica e uniti possiamo vincere la paura. Riuniremo in tante piazze d'Italia tutta la comunità islamica per condannare questo cancro dell'umanità" che è il terrorismo, ha detto il presidente dell'Ucoi, Izzedin Elzir.
Per Massimo Cozzolino, segretario generale della federazione islamica, "è importante manifestare in modo categorico di essere dalla parte della democrazia, della libertà dell'uguaglianza e della pari dignità fra gli uomini". E infatti oggi arriveranno a Roma 17 delegazioni regionali dell'associazione. Infine Cheikh Niang, dell'associazione musulmani del Senegal ha ribadito che "è nostro dovere difendere il paese e la comunità di cui siamo cittadini e alzare la voce per difenderli".
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