LA DENUNCIA
"Italiano il capo degli scafisti"
Da Varese il sindacato racconta l'esperienza di un giovane senegalese arrivato in Italia al termine di un viaggio della speranza nel Mediterraneo
Il traffico di disperati, di migranti che approdano sulle coste italiane, ha una regia firmata da personaggi che non vivono e abitano soltanto in Africa. «C’è un italiano, a Tripoli, che gira con una una jeep e organizza le trasferte». I fuggitivi vengono radunati prima in un campo dove vengono tenuti 500 tra tra uomini e donne e bambini, poi messi sui barconi. A denunciare la questione alle autorità, a chiedere verifiche ulteriori sull’identità di questo personaggio, alle autorità, è il referente varesino del sindacato Snalv.
A raccontare di questa realtà difficile, in giornate ancora più difficili sul territorio varesino e provinciale sul fronte dell’accoglienza dei clandestini, è il rappresentante del Sindacato nazionale lavoratori e vertenze, Umberto Montagna. La testimonianza di un giovane migrante senegalese è stata raccolta da un attivista del sindacato varesino a Milano, nell’ambito della commissione temporanea dove si valutano la posizione e la situazione dei vari migranti che giungono in Italia per chiedere asilo politico.
«Una persona legata al nostro sindacato ci ha segnalato la vicenda raccontata, con dettagli e all’apparenza credibile, dell’attività di un uomo nostro connazionale che in sostanza organizza i viaggi dei migranti sui barconi e di certo gestisce la fase dell’arrivo in un campo, base di partenza verso Lampedusa - prosegue Montagna che è anche coordinatore varesino di RivaDestra -. Da qui la nostra richiesta, tramite il sindacato nazionale, di precisazioni e delucidazioni al ministro dell’Interno Angelino Alfano, per sapere se il ministero è a conoscenza di questa attività svolta da un italiano».
La testimonianza è stata riportata da un giovane senegalese arrivato a Milano dopo aver affrontato la tragedia dei barconi, lo sbarco a Lampedusa e tutto il dolore che è fin troppo facile immaginare “a contorno” della ricerca di un futuro e di un avvenire in Italia. L’uomo ha raccontato di aver attraversato Mali e Niger e di essere arrivato in Libia. A Tripoli, ha cominciato a lavorare per raccogliere il denaro necessario alla trasferta. Cinquemila euro.
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