LA VERTENZA
«La Quiete non deve chiudere»
Appello in Consiglio comunale: «Lo sfratto adesso non giova a nessuno»
Il tempo stringe. E ci sono anche di mezzo le feste.
«Il 9 gennaio sarebbe il tutti fuori» hanno spiegato la sera di mercoledì 21 dicembre in Consiglio comunale i due delegati, Davide Farano e Ivano Grassi, dei dipendenti della clinica “La Quiete”, per la quale il giudice del Tribunale, a seguito di un fallimento e altre successive vicissitudini finanziarie, ha decretato lo sfratto e quindi il cessata attività.
La questione è stata affrontata a Palazzo Estense su sollecitazione urgente, una settimana fa, della Lega Nord.
In fondo all’aula, una cinquantina dei lavoratori, tra camici bianchi e paramedici, della storica struttura sanitaria varesina. Presente anche il direttore sanitario, Mario Cecchetti, noto specialista in diversi ambiti della medicina.
I due delegati, rivolgendosi al Consiglio, presieduto da Stefano Malerba, e alla giunta, guidata dal sindaco Davide Galimberti, hanno osservato che la decisione del giudice, pur legittima, avrebbe conseguenze devastanti. E soprattutto non gioverebbe a nessuno: «I creditori non verrebbero comunque pagati, noi saremmo in strada e l’utenza non avrebbe più un punto di riferimento».
Farano e Grassi hanno quindi evidenziato come un eventuale stop avrebbe avuto più senso a luglio, quando la situazione era ben peggiore.
«Ora, pian piano, grazie anche ai nostri sacrifici, la clinica sta riprendendo quota».
E non a caso, sono state pagate le tredicesime, pur restando insoluti gli ultimi due stipendi (ma a luglio l’arretrato era di quattro mensilità).
Sulla stessa “barca” i circa cento medici che prestano la libera professione e assicurano quindi le prestazioni.
Loro hanno indietro tanto da prendere. Ma lo sfratto, deciso appunto dal giudice, viene interpretato come la scelta peggiore per una struttura che, nonostante tutto, gode di prestigio e credibilità.
Ecco allora l’appello alla politica, agli amministratori locali, affinché intervengano per scongiurare la chiusura, almeno fino alla prossima asta per l’acquisto della Quiete, asta fissata per marzo.
Sulla questione sono quindi intervenuti i consiglieri comunali, in particolare Fabrizio Mirabelli, del Pd, che ha chiesto al sindaco di coinvolgere al più presto la Regione, e il capogruppo della Lega, Marco Pinti, che si è schierato con i lavoratori della clinica, dicendosi pronto alla mobilitazione pur di tenere in vita la clinica.
In apertura di seduta, erano intervenuti su altri temi Luisa Oprandi, del Pd, che ha chiesto un servizio di bus navetta per gli abitanti di via Vetta d’Italia, «zona disagiata», e sempre dei Democratici, Giampiero Infortuna che ha rimproverato al sindaco di non aver risposto alla sua lettera in merito alla proposta della sosta gratuita in città durante il periodo delle feste. Simone Longhini, capogruppo di Forza Italia, ha invece cercato di stanare Galimberti sul progetto dell’accademia del gusto a Villa Mylius: «Dica se intende andare avanti o no, questa è un’occasione da non perdere». L’assessore alla Cultura, Roberto Cecchi.
Ha quindi annunciato l’approvazione, in giunta, del piano di rilancio turistico che poggia su quattro capisaldi: «Ricognizione dello stato attuale del sistema cultura»; «linee di indirizzo a vari livelli, cioè a cascata dal governo alla Regione, fino al Comune»; «sistema dell’attrattività e dei servizi»; «piano di rilancio».
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