IL CASO
La strage dei risparmiatori
Federconsumatori assiste numerosi clienti beffati da buoni postali che, dopo trent'anni, hanno fruttato la metà di quanto promesso
Nel suo ufficio di Federconsumatori, il presidente territoriale dell’associazione Francesco De Lorenzo, sta riempiendo il faldone delle brutte sorprese che si ingrandisce ogni giorno di più. Dentro ci sono le lagnanze e le richieste di assistenza dei cittadini che trent’anni fa sottoscrissero un buono fruttifero postale e che oggi si trovano a riscuoterlo ricevendo molto meno di quanto si aspettassero. "Purtroppo solo qualcuno dei cittadini interessati, che ha firmato moduli di determinate serie e anni, riusciamo ad aiutarlo. Per tutti gli altri, invece, ci sono stati approfondimenti legali che per ora non hanno portato sbocchi", continua De Lorenzo. Il quale, appunto, affronta un caso di dimensioni nazionali ma che nel Bustese sta mietendo molte vittime. "Io le chiamo vittime – insiste lui – perché il buon senso dice che, se una persona ha fatto un investimento e sul contratto c’è scritto che alla scadenza avrebbe preso una cifra, dovrebbe trovare quanto pattuito. Invece le carte sono state cambiate in corso d’opera e la corretta informazione su questo non c’è stata, dato che non è immaginabile che qualcuno possa andare a leggersi una norma tanto specifica sulla Gazzetta ufficiale". Ecco allora, fra i tanti esempi al vaglio, quello di un bustocco che nel 1983 acquistò un buono versando un milione e mezzo di lire, con la promessa di ricevere nel 2014 ben 27mila euro, mentre nella realtà gliene sono stati liquidati 13 mila in meno. Perché? "Perché i buoni fruttiferi trentennali sottoscritti dal 1983 all’86, quindi quelli che scadono adesso, sono stati soggetti a un decreto del Ministero del Tesoro che ha modificato in peggio le condizioni fissate, con effetto retroattivo", spiega l’avvocato Andrea Paganini, che assiste Federconsumatori nella questione. "Ci sono state contestazioni, ma sia le pronunce dei tribunali che dell’arbitro bancario finanziario hanno confermato che il principio era legalmente valido se applicato sul codice postale che allora esisteva. Il risultato è che, per adesso, di sbocchi non ne sono stati trovati per vincere un ricorso". Eppure l’analisi non si ferma e, almeno sulle emanazioni successive all’86, le eventuali diminuzioni si riescono a contestare. Infatti De Lorenzo cita un altro esempio: "Siamo riusciti a far riavere i soldi a un cittadino che nel 1999 aveva messo in buoni 10 milioni di lire, si aspettava 10mila 329 euro al termine dei dieci anni fissati e invece ne ha ricevuti dalle Poste circa 7mila 400. Con una letterina che abbiamo confezionato, ha riavuto la differenza". Come a dire che la situazione è diversa a seconda dei casi, per una faccenda che nella sola città sta interessando centinaia di persone.
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